Ogni mattina le varie notizie disponibili su Internet riportano informazioni meteorologiche e climatiche, e da lettore non posso che evidenziare la mia difficoltà a comprendere come sarà il clima europeo nel futuro.
Da oltre venti anni articoli, libri, giornali che riportano approfondimenti e inchieste sui cambiamenti climatici, propongono scenari drammatici. Negli ultimi tempi però, le teorie sul futuro climatico della Terra e specialmente dell’Europa appaiono offuscate dall’incertezza.
Alla fine dell’estate 2003, leggevo un interessante articolo che descriveva gli esiti di uno studio sul clima che una grossa organizzazione del turismo mondiale aveva finanziato, per conoscere le prospettive del turismo in Europa a seguito delle modifiche del clima. La ricerca evidenziava che nel futuro avremo estati sempre più roventi e le spiagge del Mediterraneo d’estate non saranno più meta di turisti a causa del troppo caldo. Ciò spingerebbe i turisti alla scoperta di altre mete come quelle del Baltico, del Mare del Nord, della Francia atlantica, che con il riscaldamento globale godranno attorno al 2050 di un clima estivo simile a quello che abbiamo oggi nel Mar Mediterraneo.
D’inverno sarà sempre più breve la stagione delle nevicate sulle regioni alpine, per sciare si dovrà migrare in Norvegia, divenuta nel frattempo più mite e nevosa di oggi.
Il caldo aggredisce le Alpi e nell’estate 2005 è stato impacchettato un ghiacciaio nelle Alpi svizzere, per soccorrerlo dalla fusione galoppante.
Nell’estate 2003 il caldo venne così intenso che molti scienziati e ricercatori evidenziarono in seguito le aree più soggetta d’Europa alle ondate di calore, individuando fra queste gran parte della Francia, l’Europa centrale ed il Nord Italia.
Eppure l’estate 2002 in Italia era venuta con un eccesso di instabilità atmosferica, con maltempo frequente anche nelle regioni del Sud, in ugual misura di come accadde nel 1974.
Le estati 2004 e 2005 sono annunciate roventi, è emergenza in Italia e Francia per soccorrere gli anziani, si temono le conseguenze di micidiali ondate di calore, che secondo gli esperti, saranno nel futuro sempre più frequenti e intense.
L’estate 2005 dopo un inizio di stagione caldo e asciutto, diventa inclemente su molte regioni europee, dalla Francia all’Europa centrale, le Isole Britanniche e poi il Nord Italia con piogge e temperature non eccessive.
Tantissime ricerche del passato evidenziavano l’estendersi entro pochi decenni dei deserti nordafricani alle regioni del Sud Italia, della Sicilia e della Sardegna. Ma in questa area da circa 5 anni la piovosità è cresciuta verso valori superiori alla norma.
Una notizia di qualche giorno fa riporta il 2050 come data stimata per la fine dei ghiacciai alpini per fusione. Si riportano rilevamenti puntuali sulla riduzione allarmante del volume dei ghiacciai, la notizia è tutt’altro che fantasiosa, si basa su rilevamenti e proiezioni matematiche.
Nei giornali ed in TV, su Internet si cita la notizia sulla primavera 2006 italiana che è in ritardo, in qualche telegiornale la pioggia caduta il 21 marzo è la prova certa di un cambiamento del clima.
Peccato che sino a qualche tempo fa ci preoccupavamo per la graduale diminuzione della durata dell’inverno negli altri anni. E c’è chi cita la Corrente del Golfo in attenuazione come causa dell’inverno infinito del Nord Europa.
Il tema sulla Corrente del Golfo è dibattuto in articoli e citazioni che contengono teorie e vorremo anche leggere dati puntuali. Anche nel Meteo Giornale in passato abbiamo parlato ampiamente della diminuzione di salinità della Corrente del Golfo evidenziata in alcuni articoli scientifici, con analisi di quello che potrebbe avvenire in un’eventuale sua attenuazione.
Sono innumerevoli le teorie sul clima, ma credo che quelle sulla Corrente del Golfo pecchino della mancanza di elementi numerici con cui poter fare delle analisi.
Le animazioni della velocità delle acque superficiali del nord Atlantico disponibili nei vari siti internet della NASA, da sole non offrono sostengo alla teoria del rallentamento della Corrente del Golfo. Ma come e dove trovare dati su quello che potrebbe divenire un cataclisma climatico?
Una tesi universitaria che ha generalmente un impatto minore di quello dei cambiamenti climatici, viene realizzata su basi scientifiche puntuali.
L’inverno 2005/2006 veduto nel suo insieme potrebbe far parte della casuale visualizzazione di uno dei tanti frame che compongono il lungometraggio del nostro Clima, mai simile oggi rispetto ad ieri e che domani sarà diverso da oggi.
Da osservatore quotidiano mi sono fatto un’idea sul futuro climatico che segue la teoria dell’estremizzazione, con sempre più possibilità d’eventi atmosferici eccessivi. Il freddo europeo di questo inverno, il caldo dell’estate 2003 in tal linea di pensiero ci potrebbero anche stare, così come i cicloni che abbiamo visto in mari in precedenza per loro inospitali.
I dubbi restano e forse solo il tempo ci darà risposte.