Il traguardo dell’equinozio primaverile appare sempre più vicino, ma gran parte d’Europa sta convivendo con gli strascichi dell’ampia ferita artica che si è aperta nel corso della settimana appena trascorsa. Il freddo tarda a ritirarsi, anche dalle latitudini mediterranee, per via di una configurazione barica che al momento scoraggia l’avvento di masse d’aria decisamente più miti.
Nel dettaglio della situazione attuale, va sottolineata l’azione combinata di un anticiclone ad ovest delle Isole Britanniche con il nocciolo gelido del Vortice Polare, sul nord della Scandinavia: le due figure bariche contribuiscono innegabilmente a catapultare nuovi contributi artici per via meridiana, più attivi fra le zone scandinave e le nazioni baltiche. L’aria invernale che si respira su gran parte d’Europa diviene in particolare gelida sulle zone settentrionali scandinave, con punte di -28°C/-30°C sui settori settentrionali della Norvegia e della Finlandia.
Veniamo ora alle considerazioni sulla tendenza del prossimo periodo, valutando quello che è l’andamento medio proposto dagli spaghetti relativi ai grafici che sovrappongono l’ultima uscita del modello GFS con le varie emissioni NCEP (20 membri), queste ultime ottenute tramite la cosiddetta “perturbazione” dei dati iniziali. Come punto di riferimento per l’Europa Centrale prendiamo la città di Berlino, capitale della Germania: le temperature in quota (all’altezza di 850 hPa) rimarranno generalmente basse e sottomedia fino al 16 Marzo, per poi invertire nettamente la tendenza e risalire al di sopra delle medie. Il trend della terza decade, trattandosi di lungo termine, diventa più incerto, anche se la media non sembra proporre nuove significative ondate di gelo.
Quale invece il trend sulle alte latitudini scandinave? Prendiamo come punto di riferimento Stoccolma, dove il gelo (valori sottomedia di circa 5 gradi) potrebbe persistere fino al 17 Marzo, mentre il successivo trend indica un ritorno alla norma con un riscaldamento che potrebbe persistere fino a fine periodo.