Non c’è più quel fastidioso ingombro anticiclonico che aveva tenuto campo per quasi tutto il trimestre autunnale, ma si conferma ancora una difficoltà palese dell’inverno nel tentativo d’imporsi sul Vecchio Continente. Al posto dell’alta pressione soffiano intense correnti atlantiche, trascinate da un Vortice Polare che gira a mille: in questo modo viene convogliata aria mite in seno al flusso zonale su gran parte d’Europa compresi i settori più orientali, mentre il serbatoio d’aria gelida ha difficoltà a scendere di latitudine.
Solo a sprazzi le prime significative discese fredde hanno raggiunto le nazioni centrali dell’Europa e le zone nord-alpine, ma gli effetti più significativi dell’influenza d’aria d’estrazione artico-marittima sono rimasti relegati principalmente sulle nazioni più settentrionali del Continente. A parte l’Islanda, le temperature si sono assestate un po’ sottomedia, nell’intero arco della scorsa settimana, su quasi tutto il Regno Unito e sulla Norvegia. Sul resto d’Europa, nel complesso ha fatto più caldo della norma, con anomalie positive più marcate (5-6 gradi di scarto dalla media) sulle nazioni più orientali e su parte della Russia, dove è sparito il freddo che invece c’era in modo più accentuato nel precedente periodo grazie all’assenza del flusso atlantico.
L’attività frenetica delle correnti atlantiche ha trasportato perturbazioni in serie: le piogge non sono quindi mancate su gran parte del Continente, seppure distribuite in modo un po’ irregolare: le zone che si affacciano sul Mediterraneo e anche i Balcani sono stati in parte risparmiati dalle piogge, perché hanno goduto di prevalenti spinte anticicloniche che si sono contrapposte al flusso perturbato in scorrimento sulle medie-alte latitudini continentali.