Giugno, un pessimo bilancio:
la speranza di operatori turistici e agricoltori, al di là della pesantissima crisi economica, è che il tempo possa metter giudizio. Il mese di giugno si è rivelato, per entrambi i comparti, disastroso. La causa principale è senz’altro il maltempo, che non ha certo invogliato il turismo interno limitando ad un misero 9% il dato relativo a coloro i quali hanno passato almeno una giornata di vacanza. E che dire della grandine? Enorme la devastazione in alcune regioni, dove i raccolti di albicocche, susine, pesche e ciliege sono stati completamente distrutti. Per non parlare dei danni alle coltivazioni di orzo e alle viti in piena vegetazione.
Finalmente un po’ di respiro:
la tanto decantata rimonta anticiclonica oceanica è iniziata. Il tempo è migliorato fin da ieri, soprattutto nelle regioni di ponente perché le prime ad essere raggiunte dalla propaggine orientale dell’Alta Pressione. Gli ultimi sussulti instabili, derivanti dal transito del fronte freddo venuto dal nord Europa, si sono manifestati all’estremo sud. Preme sottolineare che almeno inizialmente il fulcro della struttura resterà sbilanciato ad ovest, sull’Iberia, lasciando la parte settentrionale d’Italia esposta agli spifferi instabili atlantici.
L’estate mediterranea:
la stagione estiva, alle nostre latitudine, è sempre stata statisticamente dominata dall’Anticiclone delle Azzorre. Statistiche che forse meriterebbero un’attenta rivisitazione a seguito dei profondi cambiamenti climatici intervenuti negli ultimi decenni e che da noi hanno causato significative modifiche nell’impostazione barica del trimestre caldo. Il mite Anticiclone Atlantico è stato scalzato dal rovente Africano, le cui sortite sono diventate una spiacevole abitudine. Ecco quindi che rivedere una struttura anticiclonica oceanica così imponente, è da considerarsi evento tanto normale quanto inatteso.
Eccessi di caldo? No grazie:
anche stamane abbiamo scelto di dare uno sguardo alle proiezioni termiche più autorevoli e quel che emerge dall’analisi è la mancanza degli eccessi di caldo tipici delle ondate africane. Le temperature aumenteranno, certo, ma non dovrebbero spostarsi dalle medie stagionali. Al più, localmente, si andrà al di sopra dei 1-2 gradi. Nulla più. Prospettive che dovrebbero rimanere immutate almeno sino al 10 luglio.
Elementi a contorno:
va detto che la struttura anticiclonica si avvarrà comunque di una radice calda subtropicale, vista saldamente ancorata sulla parte meridionale della Penisola Iberica. Tuttavia, giusto dirlo, in alcune proiezioni modellistiche abbiamo notato un tentativo d’espansione verso le nostre regioni con conseguente ulteriore rialzo termico. Si tratta di ipotesi, quindi non è detto che vada così. Altro elemento non trascurabile è l’apertura di una piccola crepa, verso metà mese, lungo il fianco orientale dell’Alta Pressione. Ipotesi, quest’ultima, che porterebbe ad un incremento dell’instabilità diurna a causa di spifferi freschi provenienti dall’Europa orientale.
Focus: evoluzione sino al 14 luglio 2013
Il tempo diverrà stabile e soleggiato, ma come detto in apertura non mancherà occasione per manifestazioni temporalesche di spessore sia sulle Alpi, sia lungo la dorsale appenninica. Inizialmente registreremo precipitazioni sui rilievi del nord, più esposti agli spifferi umidi atlantici, dopodiché si trasferiranno anche più a sud perché è confermato l’inserimento di una blanda perturbazione proveniente dal nord Africa.
La stabilità dovrebbe rafforzarsi ulteriormente col passare dei giorni e sino a metà mese è lecito supporre una fase di bel tempo caratterizzata da un caldo comunque accettabile.
Evoluzione sino al 19 luglio 2013
Da valutare, nell’ottica di quegli elementi a contorno elencati pocanzi, la tenuta della struttura altopressoria anche dopo metà mese. Le insidie maggiori potrebbero venire da est, ma trattandosi di ipotesi non mancheremo di aggiornarvi in tal senso.
In conclusione.
L’estate, rimasta al palo fin troppo tempo, ha scelto il corriere migliore per riportarsi sul Mediterraneo: l’Alta delle Azzorre. E speriamo che la mite struttura oceanica sia in grado di tenere a bada, per un po’ di tempo, le velleità di conquista dell’Africano.