Iniziano i bilanci della stagione appena conclusa: come sappiamo, l’inverno europeo è stato eccezionalmente mite contrapponendosi al clima estremamente rigido del Nord America, ma molto interessante è anche quanto accaduto nell’Emisfero Australe, dove invece si è chiusa l’estate. Ebbene, in Australia l’estate appena trascorsa è stata ribattezzata, in un rapporto del Climate Council, con il titolo di “Angry Summer” (estate arrabbiata), per descrivere il clima estremo che ha visto frantumarsi oltre 150 record meteorologici di caldo. Le grandi città hanno combattuto con caldo estremo e feroci incendi alle loro porte. Sydney ha avuto l’estate più asciutta in 27 anni (nonostante il super temporalone apocalittico di fine stagione avvenuto i primi di marzo) e Melbourne le 24 ore più calde della sua storia con una media di +35,5°C. Perth ha avuto la seconda estate più calda da quando sono iniziate le rilevazioni, mentre Adelaide ha registrato un record di 11 giorni con almeno 42 gradi.
I dati dell’Australian Bureau of Meteorology confermano la calura eccezionale di quest’estate australiana, che addirittura mediamente si colloca come la più calda dal 1910, anno d’inizio delle serie statistiche. Da segnalare il picco estremo di +49,2°C rilevato ad Emu Creek. Quel che emerge, non solo nell’analisi dell’estate di quest’anno, è il fatto che sta cambiando la natura delle ondate di caldo, che tendono a cominciare prima, durare più a lungo e colpire più di frequente. Le condizioni più calde e più asciutte aggravano il rischio di incendi boschivi, con un impatto sempre più grave. Nello stato di Victoria, gli incendi del solo mese di febbraio hanno incenerito 280 mila ettari di territorio. Ben 8 delle 15 estati più calde da quando sono iniziate le rilevazioni si sono verificate negli ultimi 15 anni: sembra quindi certo che il caldo estremo diventerà sempre più frequente e più grave nei prossimi decenni. Nella foto in basso un abbeveratoio senza più acqua durante l’estate.