Il Col Nudo con i suoi 2.472 m costituisce la cima principale della catena dell’Alpago. Tale gruppo montuoso fa da confine fra Alpago e Val Belluna (Veneto) e Val Cellina (Friuli), separato dalla pianura solo dalle contrafforti del Cansiglio e del Visentin.
Altitudine e vicinanza al mare generano precipitazioni superiori alle zone circostanti con accumuli nevosi notevolissimi d’inverno.
L’escursione è stata effettuata il 6 febbraio scorso, l’ultimo giorno di avvezione calda causata dall’anticiclone africano.
Partenza poco sopra i 1.000 m, dove a causa dell’iversione termica suolo e neve sono gelati, ma già 200 m sopra la neve è fradicia. Dai 1.500 m arranchiamo faticosamente con le “ciaspe” su un metro di neve che sembra granita. Solo verso i 2.000 m la neve torna più compatta, ancora farinosa nelle zone in ombra.
Raggiungiamo la nostra meta, la zona del passo Valbona, a circa 2.200 m, circondati dalle maestose cime del Colnudo e del Teverone, in un mare di neve immacolata (2 metri? difficile dirlo, anche a causa dei numerosi accumuli di neve ventata e delle slavine cadute tutto intorno).
La vista spazia da ovest a est toccando le dolomiti trentine e bellunesi, le prealpi vicentine, il catino della Val belluna e scorci sul mare di nebbia che grava sulla pianura veneta. Ai nostri piedi il lago di S. Croce risplende di luce dorata.
Le foto che seguono solo in parte rendono l’incanto del luogo.
Un momento della salita.
Veduta verso l’Alpago e il lago di S. Croce.
Verso la Valbelluna, sullo sfondo l’altopiano di Asiago e le prealpi vicentine (Pasubio, Carega).
Accumuli di neve presso il passo Valbona.
Visuale dal passo, verso la Valcellina.
Prosegue…
Pubblicato da Redazione MeteoGiornale – Testo e foto di Michael Kuehl
Il Col Nudo con i suoi 2.472 m costituisce la cima principale della catena dell’Alpago. Tale gruppo montuoso fa da confine fra Alpago e Val Belluna (Veneto) e Val Cellina (Friuli), separato dalla pianura solo dalle contrafforti del Cansiglio e del Visentin. Altitudine e vicinanza al mare generano precipitazioni superiori alle zone circostanti con accumuli nevosi notevolissimi d’inverno. L’escursione è stata effettuata il 6 febbraio scorso, l’ultimo giorno di avvezione calda causata dall’anticiclone africano. Partenza poco sopra i 1.000 m, dove a causa dell’iversione termica suolo e neve sono gelati, ma già 200 m sopra la neve è fradicia. Dai 1.500 m arranchiamo faticosamente con le “ciaspe” su un metro di neve che sembra granita. Solo verso i 2.000 m la neve torna più compatta, ancora farinosa nelle zone in ombra. Raggiungiamo la nostra meta, la zona del passo Valbona, a circa 2.200 m, circondati dalle maestose cime del Colnudo e del Teverone, in un mare di neve immacolata (2 metri? difficile dirlo, anche a causa dei numerosi accumuli di neve ventata e delle slavine cadute tutto intorno). La vista spazia da ovest a est toccando le dolomiti trentine e bellunesi, le prealpi vicentine, il catino della Val belluna e scorci sul mare di nebbia che grava sulla pianura veneta. Ai nostri piedi il lago di S. Croce risplende di luce dorata. Le foto che seguono solo in parte rendono l’incanto del luogo. Un momento della salita. Veduta verso l’Alpago e il lago di S. Croce. Verso la Valbelluna, sullo sfondo l’altopiano di Asiago e le prealpi vicentine (Pasubio, Carega). Accumuli di neve presso il passo Valbona. Visuale dal passo, verso la Valcellina. Prosegue… Cerca per tag: meteo clima Pubblicato da Redazione MeteoGiornale – Testo e foto di Michael Kuehl Inizio Pagina