Quanto riportiamo non è farina del nostro sacco, ci mancherebbe, ma un autorevole studio condotto da un team di ricercatori americani nell’intento di prevedere gli eventuali scenari qualora la portata dell’evento dovesse raggiungere la stessa intensità di quell’anno.
Ad onor del vero c’è da dire che vengono dipinti scenari estremi, ma nessuno può prevedere con esattezza quel che succederà. Ecco cosa potrebbe accadere: la costa occidentale del Sud America potrebbe subire inondazioni, frane, colate di fango, i ghiacciai dell’Antartide potrebbero essere soggetti ad un processo di fusione più rapido del normale, carenza di pescato al largo delle coste del Perù e dell’Ecuador e problemi di approvvigionamento del cibo perché milioni di ettari di campi coltivati potrebbero ricevere inondazioni.
Nel 2007, a causa di un El Nino di notevole portata, a causa degli eventi climatici persero la vita migliaia di persone e i danni ammontarono a svariati miliardi di dollari. Come se non bastasse, El Nino porta effetti devastanti anche in Asia e in Australia. Incendi, siccità prolungate, arresto della crescita del corallo: sono solo alcuni degli effetti delle anomalie climatiche.
Secondo i ricercatori, El Nino influenza il clima non solo nel Pacifico. Alcuni climatologi ritengono che il fenomeno del 1997 abbia contribuito alla piena del millennio in Polonia. Ovviamente l’intento non è quello di creare facili allarmismi, bensì cercare di fornire una previsione efficace ed è anche per questo che ogni dieci giorni il satellite Jason-2 trasmette alla Terra, tra gli altri, i dati della temperatura superficiale delle acque oceaniche. Dopo la recente analisi di questi dati, gli esperti hanno notato che le condizioni attuali somigliano tantissimo al 1997.
Secondo Mike McPhaden, del NOAA, non si è ancora in grado di determinare se il fenomeno assumerà portata simile a quella del 1997. “Al momento non possiamo dire che El Nino crescerà ancora, né possiamo determinare l’eventuale portata ma confermiamo le condizioni favorevoli alla sua formazione”. Ciò che si può osservare al momento sono quelle che in gergo prendono il nome di “onde di Kelvin”, ovvero quelle onde che si muovono nella direzione del Sud America e che inducono l’inibizione degli alisei (i venti che spirano verso est).