L’ultima irruzione di aria artica marittima ha lasciato in eredità le prime diffuse gelate al centro nord dell’Italia.
In un primo momento l’irruzione fredda ha stentato a portare effetti al suolo, solo le località in alta quota già dalla giornata di sabato hanno subito un apprezzabile decretemento termico; al contrario in pianura e sulle coste si è manifestato l’atteso effetto fohen, capace di portare i termometri fino a 17°C a Torino, a 18°C a Milano e a 21°C a Genova, con incrementi rispetto al giorno precedente di 4/5°C.
E’ prassi che l’aria artica di origine marittima, molto fredda in quota, impieghi tempo a rovesciarsi nei bassi strati atmosferici e che ciò avvenga più rapidamente nelle zone dove si verificano episodi precipitativi.
Quanto l’aria fosse fredda in quota lo possiamo ricavare oltre che dai radiosondaggi, anche dalle stazioni poste sui rilievi alpini: sul Monte Paganella, a circa 2000 metri d’altitudine in Trentino, la notte tra sabato 13 e domenica 14 novembre il termometro si portava a -9.6°C, ai 1500 metri di Passo Resia (Alpi Venoste) a -4°C, ai 2160 del Monte Cimone (Appennino Tosco-Emiliano) a -6.4°C, ai 1800 metri del Monte Terminillo (Appennino Laziale) a -4.2°C. In pianura e nelle valli permaneva ancora il tepore, soprattutto al nord est dove si registravano temperature minime attorno ai +6/+7°C.
Domenica 14 è stata la giornata del vento, che ha raggiunto velocità impressionanti sull’Appennino Centrale, dove al Terminillo si è registrata una raffica a 171 km/h, e sul confine nord-orientale, in Croazia nei pressi di Fiume, dove si è registrata una raffica a 214.9 km/h. Al suolo le temperature permanevano ancora miti, ma l’effetto “windchill” (raffreddamento da vento) era avvertibile in maniera palese.
Bisognerà aspettare però la nottata tra il 15 e il 16 novembre per registrare le prime estese gelate in pianura e per vedere ridotto e in alcuni casi annullato o addirittura invertito, il divario termico tra la pianura e la montagna.
L’attenuazione dei venti e l’espansione di un promontorio anticiclonico da ovest, con l’ingresso graduale in quota di aria più mite, hanno offerto la possibilità all’aria fredda di adagiarsi al suolo e di generare i classici effetti da inversione termica.
Così ormai da tre notti le minime in Pianura Padana ed anche in molte valli del centro oscillano tra i -2°C e i +1°C, valori mediamente di 3/4°C inferiori alle medie del periodo; mentre in montagna il rialzo della temperatura è stato di oltre 10°C rispetto al clou dell’avvezione fredda, col risultato che stanotte, a fronte di temperature comprese tra -0.7°C (Rivolto) e +1.6°C (Linate) in Pianura Padana, agli oltre 2000 metri di Monte Paganella e Passo Rolle si sono registrati rispettivamente +3.1°C e +3.4°C! Una situazione inversa rispetto a quella di 4 notti prima.
In queste ore la formazione di un minimo orografico sul Mar Ligure è presagio del nuovo “sbuffo freddo” che si accinge ad interessare l’Italia e gli effetti termici si cominceranno ad avvertire da questa notte (18 novembre) sulle Alpi Orientali.