Anche se il freddo di quel mese di gennaio durò soltanto un paio di settimane, per lo meno nella sua parte più forte, e solo 9 giorni circa sull’Italia Centrale, tuttavia questo mese è entrato nella storia della meteorologia, e non passa inverno che non si rammenti “quel” gennaio che, oramai, dista da noi ben 21 anni.
Ogni singola ondata di freddo viene soppesata e raffrontata con tale anno, e, quindi, è quasi un obbligo, per noi, affrontare questo argomento, facendo riferimento ad articoli di giornale, ed a ricordi ed appunti personali.
Già alla fine del 1984, un’ondata di freddo e di maltempo aveva colpito, con particolare intensità, soprattutto il nostro Meridione.
Il 26 dicembre erano caduti 10 cm di neve a Potenza, e fino a mezzo metro sui rilievi circostanti. Neve era caduta anche sulle Puglie, a Locorotondo e Martina Franca.
Il 27 era caduta la neve in Lombardia, con quantitativi variabili, a seconda dei luoghi, da una spruzzata fino a 15-20 cm.
Tra il 29 ed il 30 Dicembre, le forti piogge unite allo scioglimento della neve, almeno alle basse quote, provocato alluvioni disastrose in Basilicata.
Ma, se vogliamo dare un inizio alla vicenda, occorre tornare indietro ad una “mitica” trasmissione televisiva di Andrea Baroni, il quale, la sera del 30 Dicembre 1984, cambiò completamente le proprie previsioni.
Il giorno prima, infatti, aveva annunciato l’arrivo imminente di aria fredda siberiana, che avrebbe colpito soprattutto il Sud Italia, già peraltro interessato da una pesante ondata di maltempo. Ma la sera del 30 dicembre, nel corso di una trasmissione di “Che tempo fa”, che sarebbe passata alla storia, annunciò che “gli elaboratori matematici sono andati in tilt”.
“Doveva venire aria polare russa, invece giungerà aria artica, direttamente dal Polo, e giungerà sul Mediterraneo Occidentale, sconvolgendo il tempo previsto”.
La sera successiva, quella di Capodanno, Baroni parlò di “bruschi cambiamenti nel flusso termico della stratosfera, all’origine di cambiamenti altrettanto bruschi del tempo su scala continentale”.
“Tra il 2 ed il 3 gennaio”, disse, “un impulso freddo da nord porterà a temperature nettamente inferiori alla norma stagionale”.
Si trattava del fenomeno dello Stratwarming, allora pressoché sconosciuto ai più, spesso anche agli addetti ai lavori nel campo meteo.
Esaminiamo ora quale era la situazione meteorologica in Europa al 1° gennaio 1985.
Come si sa, è alle quote alte della nostra atmosfera che si vede chiaramente come va l’evoluzione del tempo. In particolare, lo studio dei moti atmosferici alla quota di pressione di 500 hPa, circa 5500 metri in inverno, fa capire bene quello che è lo spostamento delle masse d’aria calde e fredde che influenzano la nostra penisola ed il bacino del Mediterraneo, più in generale.
Infatti, a tali quote le masse d’aria sono libere di muoversi senza subire attrito col suolo, oppure senza essere ostacolate dalle catene montuose come le nostre Alpi, che, con i loro 4000 metri di altezza, costituiscono un importante blocco alle correnti aeree dei bassi strati.
Per questo faremo adesso riferimento alle carte alle quote atmosferiche più importanti, che sono quelle, appunto, al livello di pressione di 500 hPa, ed a quello di 850 hPa (1500 metri circa).
La situazione alle ore 00 UTC del 1° gennaio, a 500 hPa, mostra sull’Europa Occidentale la “spinta” meridiana dell’Anticiclone delle Azzorre, che si espande dalle coste spagnole verso l’Islanda, congiungendosi con l’Anticiclone Polare che è posto a latitudini altissime.
Situazione a 500 hPa del 1° gennaio 1985 ore 00 UTC
Le temperature sono molto basse a quella quota, con valori termici di -36°C sulla Scandinavia, ove una lingua di aria fredda scende verso i Paesi Bassi.
Anche al livello del mare, notiamo la forte espansione dell’Anticiclone Atlantico verso nord, espansione che è anche supportata in quota, tale da formare un blocco completo alla normale circolazione occidentale.
Insiste una depressione tra lo Ionio e l’Egeo, mentre una seconda zona di bassa pressione è presente sui Paesi Bassi.
Situazione della pressione al livello del mare del 1° gennaio 1985 ore 00 UTC
A livello di 850 hPa, notiamo che il nucleo freddo si mantiene sulla Polonia, con -12,5°C di valore termico, mentre sull’Italia la 0°C staziona tra Sicilia e Sardegna e un’isoterma di -6°C interessa le Nord Orientali.
Caldo, invece, sul nostro Meridione, ove è presente una isoterma di +2°C sulla Sicilia.
Situazione a 850 hPa del 1° gennaio 1985 ore 00 UTC
Dall’immagine satellitare si nota la presenza di un vortice freddo situato tra Germania Settentrionale ed Olanda, ed è qui che si registra la temperatura più bassa in quota, con un valore termico di -36°C (a 500 hPa).
Infiltrazioni fredde riescono a passare l’Arco Alpino, portandosi sul settore nord orientale.
Un fronte situato tra Abruzzo e Campania divide nettamente il settore dell’aria fredda da quello dell’aria calda ancora presente al Sud.
Sulla Francia incombe il fronte freddo, con una isoterma di -5°C estesa dal Golfo di Biscaglia alla Danimarca, in procinto di invadere il nostro Continente.
Si tratta, per ora, di una irruzione di aria Artica Marittima.
Immagine sat fonte Università di Dundee
Cronaca del 1 gennaio 1985
La maggior parte dei modelli di previsione nella giornata del primo gennai, confermavano la possibile evoluzione fredda sulla nostra Penisola.
In particolare, le DWD (mappe del modello meteorologico tedesco del centro di calcolo di Offenbach), mostravano correnti perturbate dalla Scandinavia verso i Balcani, coinvolgendo anche la nostra Penisola con una curvatura ciclonica delle isobare.
L’esame delle temperature europee non mostra, per il momento, particolari anomalie, con la presenza di freddo sulle zone orientali europee, residuo degli afflussi di aria gelida russa verificatisi durante gli ultimi giorni dell’anno.
Le cronache della giornata ci dicono che nel milanese la neve è presente al suolo, pochi cm di manto gelato, che hanno reso incantevole il paesaggio del nuovo anno appena entrato.
Il caos, invece, regna ancora sulla Basilicata, dopo i tremendi nubifragi dei giorni 28 e 29 dicembre. L’area più colpita è quella compresa tra i Comuni di Scanzano, Pisticci e Bernalda, ove il fiume Basento ricopre ancora, a distanza di giorni, decine di ettari di terreno.
Nei territori dei tre comuni del metapontino sopra citati, sono ben seimila gli ettari di territorio alluvionato, e ricoperto di melma e detriti. Degli agrumeti e frutteti presenti nella zona, si osservano solamente le cime delle piante che emergono dal mare di fango, alto un metro e più. Numerose sono le strade la cui transitabilità è resa precaria a causa di frane e smottamenti.
Sono straripati anche i fiumi Agri, Bradano e Cavone.
In Algeria si viene a posizionare un blocco di aria fredda in quota, con temperature di circa -28°C a 5400 metri di altezza.
Tale minimo depressionario determina forti bufere di neve sulle montagne algerine, fino a quote relativamente basse, tanto da bloccare completamente i passi montani.
Situazione a 500 hPa del 1° gennaio 1985 ore 12 UTC: si osservi il nucleo gelido sulla Germania nord-occidentale
Nel prossimo capitolo affronteremo l’analisi del 2 gennaio, attraverso le mappe e la cronaca.
Pubblicato da Marco Rossi e Giovanni Staiano
Anche se il freddo di quel mese di gennaio durò soltanto un paio di settimane, per lo meno nella sua parte più forte, e solo 9 giorni circa sull’Italia Centrale, tuttavia questo mese è entrato nella storia della meteorologia, e non passa inverno che non si rammenti “quel” gennaio che, oramai, dista da noi ben 21 anni. Ogni singola ondata di freddo viene soppesata e raffrontata con tale anno, e, quindi, è quasi un obbligo, per noi, affrontare questo argomento, facendo riferimento ad articoli di giornale, ed a ricordi ed appunti personali. Già alla fine del 1984, un’ondata di freddo e di maltempo aveva colpito, con particolare intensità, soprattutto il nostro Meridione. Il 26 dicembre erano caduti 10 cm di neve a Potenza, e fino a mezzo metro sui rilievi circostanti. Neve era caduta anche sulle Puglie, a Locorotondo e Martina Franca. Il 27 era caduta la neve in Lombardia, con quantitativi variabili, a seconda dei luoghi, da una spruzzata fino a 15-20 cm. Tra il 29 ed il 30 Dicembre, le forti piogge unite allo scioglimento della neve, almeno alle basse quote, provocato alluvioni disastrose in Basilicata. Ma, se vogliamo dare un inizio alla vicenda, occorre tornare indietro ad una “mitica” trasmissione televisiva di Andrea Baroni, il quale, la sera del 30 Dicembre 1984, cambiò completamente le proprie previsioni. Il giorno prima, infatti, aveva annunciato l’arrivo imminente di aria fredda siberiana, che avrebbe colpito soprattutto il Sud Italia, già peraltro interessato da una pesante ondata di maltempo. Ma la sera del 30 dicembre, nel corso di una trasmissione di “Che tempo fa”, che sarebbe passata alla storia, annunciò che “gli elaboratori matematici sono andati in tilt”.”Doveva venire aria polare russa, invece giungerà aria artica, direttamente dal Polo, e giungerà sul Mediterraneo Occidentale, sconvolgendo il tempo previsto”. La sera successiva, quella di Capodanno, Baroni parlò di “bruschi cambiamenti nel flusso termico della stratosfera, all’origine di cambiamenti altrettanto bruschi del tempo su scala continentale”. “Tra il 2 ed il 3 gennaio”, disse, “un impulso freddo da nord porterà a temperature nettamente inferiori alla norma stagionale”. Si trattava del fenomeno dello Stratwarming, allora pressoché sconosciuto ai più, spesso anche agli addetti ai lavori nel campo meteo. Esaminiamo ora quale era la situazione meteorologica in Europa al 1° gennaio 1985.Come si sa, è alle quote alte della nostra atmosfera che si vede chiaramente come va l’evoluzione del tempo. In particolare, lo studio dei moti atmosferici alla quota di pressione di 500 hPa, circa 5500 metri in inverno, fa capire bene quello che è lo spostamento delle masse d’aria calde e fredde che influenzano la nostra penisola ed il bacino del Mediterraneo, più in generale. Infatti, a tali quote le masse d’aria sono libere di muoversi senza subire attrito col suolo, oppure senza essere ostacolate dalle catene montuose come le nostre Alpi, che, con i loro 4000 metri di altezza, costituiscono un importante blocco alle correnti aeree dei bassi strati. Per questo faremo adesso riferimento alle carte alle quote atmosferiche più importanti, che sono quelle, appunto, al livello di pressione di 500 hPa, ed a quello di 850 hPa (1500 metri circa). La situazione alle ore 00 UTC del 1° gennaio, a 500 hPa, mostra sull’Europa Occidentale la “spinta” meridiana dell’Anticiclone delle Azzorre, che si espande dalle coste spagnole verso l’Islanda, congiungendosi con l’Anticiclone Polare che è posto a latitudini altissime. Situazione a 500 hPa del 1° gennaio 1985 ore 00 UTC Le temperature sono molto basse a quella quota, con valori termici di -36°C sulla Scandinavia, ove una lingua di aria fredda scende verso i Paesi Bassi. Anche al livello del mare, notiamo la forte espansione dell’Anticiclone Atlantico verso nord, espansione che è anche supportata in quota, tale da formare un blocco completo alla normale circolazione occidentale. Insiste una depressione tra lo Ionio e l’Egeo, mentre una seconda zona di bassa pressione è presente sui Paesi Bassi. Situazione della pressione al livello del mare del 1° gennaio 1985 ore 00 UTC A livello di 850 hPa, notiamo che il nucleo freddo si mantiene sulla Polonia, con -12,5°C di valore termico, mentre sull’Italia la 0°C staziona tra Sicilia e Sardegna e un’isoterma di -6°C interessa le Nord Orientali. Caldo, invece, sul nostro Meridione, ove è presente una isoterma di +2°C sulla Sicilia. Situazione a 850 hPa del 1° gennaio 1985 ore 00 UTC Dall’immagine satellitare si nota la presenza di un vortice freddo situato tra Germania Settentrionale ed Olanda, ed è qui che si registra la temperatura più bassa in quota, con un valore termico di -36°C (a 500 hPa). Infiltrazioni fredde riescono a passare l’Arco Alpino, portandosi sul settore nord orientale. Un fronte situato tra Abruzzo e Campania divide nettamente il settore dell’aria fredda da quello dell’aria calda ancora presente al Sud. Sulla Francia incombe il fronte freddo, con una isoterma di -5°C estesa dal Golfo di Biscaglia alla Danimarca, in procinto di invadere il nostro Continente. Si tratta, per ora, di una irruzione di aria Artica Marittima. Immagine sat fonte Università di Dundee Cronaca del 1 gennaio 1985 La maggior parte dei modelli di previsione nella giornata del primo gennai, confermavano la possibile evoluzione fredda sulla nostra Penisola. In particolare, le DWD (mappe del modello meteorologico tedesco del centro di calcolo di Offenbach), mostravano correnti perturbate dalla Scandinavia verso i Balcani, coinvolgendo anche la nostra Penisola con una curvatura ciclonica delle isobare. L’esame delle temperature europee non mostra, per il momento, particolari anomalie, con la presenza di freddo sulle zone orientali europee, residuo degli afflussi di aria gelida russa verificatisi durante gli ultimi giorni dell’anno. Le cronache della giornata ci dicono che nel milanese la neve è presente al suolo, pochi cm di manto gelato, che hanno reso incantevole il paesaggio del nuovo anno appena entrato. Il caos, invece, regna ancora sulla Basilicata, dopo i tremendi nubifragi dei giorni 28 e 29 dicembre. L’area più colpita è quella compresa tra i Comuni di Scanzano, Pisticci e Bernalda, ove il fiume Basento ricopre ancora, a distanza di giorni, decine di ettari di terreno. Nei territori dei tre comuni del metapontino sopra citati, sono ben seimila gli ettari di territorio alluvionato, e ricoperto di melma e detriti. Degli agrumeti e frutteti presenti nella zona, si osservano solamente le cime delle piante che emergono dal mare di fango, alto un metro e più. Numerose sono le strade la cui transitabilità è resa precaria a causa di frane e smottamenti. Sono straripati anche i fiumi Agri, Bradano e Cavone. In Algeria si viene a posizionare un blocco di aria fredda in quota, con temperature di circa -28°C a 5400 metri di altezza. Tale minimo depressionario determina forti bufere di neve sulle montagne algerine, fino a quote relativamente basse, tanto da bloccare completamente i passi montani. Situazione a 500 hPa del 1° gennaio 1985 ore 12 UTC: si osservi il nucleo gelido sulla Germania nord-occidentale Nel prossimo capitolo affronteremo l’analisi del 2 gennaio, attraverso le mappe e la cronaca. Cerca per tag: meteo clima Pubblicato da Marco Rossi e Giovanni Staiano Inizio Pagina