Febbraio volge al termine.
Non abbiamo aggiornato questo editoriale perché la previsione emessa nei giorni scorsi si è rivelata molto precisa ed efficace e, grosso modo, non ci sono stati decisi scossoni da un punto di vista sinottico.
Avevamo ipotizzato un mese segnato da una sola irruzione fredda, quella avutasi nei giorni scorsi e, alla luce di quanto è accaduto e di quanto viene intravisto nel medio termine, la previsione ha trovato sempre maggiori conferme con il passare del tempo.
L’avvezione di aria continentale è stata fredda e secca e, come accennato, ha apportato qualche precipitazione solo sul lato adriatico/centro-sud, anche grazie al passaggio sul mare; sul versante tirrenico cieli tersi e forte riversamento del freddo nei bassi strati, con minime diffusamente “under” -5°C nelle zone interne e vallive. Valori a doppia cifra nelle conche e nelle aree pedemontane.
Passata questa bordata gelida è tornato l’anticiclone e, successivamente, in seno al contesto anticiclonico, si è insinuata una blanda azione ciclonica, proveniente da sud-ovest, che ha inviato aria umida sui versanti occidentali. Precipitazioni deboli/moderate si sono registrate negli ultimi due giorni e qualche nevicata in montagna a quote alte.
Oggi molte città, causa la forte umidità rilasciata dal suolo( vedi Lazio) o per l’inversione (nord) si sono risvegliate con nebbia o foschia che, con il passare delle ore, si è diradata per far posto all’azione dirompente del sole.
L’anticiclone, mai messo in discussione da pervicaci azioni polari, sta preparando il suo assalto per il fine settimana, proponendosi con una struttura barica calibrata e proporzionata a tutte le quote, con valori elevati dalla bassa alla medio/alta troposfera.
Torneranno massime “over” 15/16°C su molte regioni peninsulari.
La prima avvisaglia di cambiamento sembra essere prospettabile nella prossima settimana, quando una blanda azione di un cavo d’onda atlantico pare puntare l’Italia, creando i presupposti per un lago pressorio di tipo ciclonico, seppur tenue, capace eventualmente di richiamare qualcosa di interessante tra la fine di febbraio/inizio Marzo.
Nonostante la previsione sia stata fin qui esatta e soddisfacente, l’imprevisto e la possibilità di stravolgimenti o mutamenti è sempre dietro l’angolo; Febbraio dovrebbe concludersi senza visite fredde, mantenendo questo iter sonnecchiante però restiamo con un occhio vigile per gli ultimissimi giorni del mese.
Concludiamo ricollegandoci a quanto detto ad inizio editoriale sul passaggio di testimone tra Inverno e Primavera.
Da un punto di vista delle dinamiche ambientali il mese di Febbraio inizia, specie al centro-sud, ad avere caratteristiche primaverili, pur essendo (ad esempio) un mese mediamente nevoso per la media/alta quota nel centro Italia e pur registrando negli annali episodi freddi degni di nota (vedi 1956). Ciò non toglie che in questo periodo le temperature tornano facilmente sopra i 12/14°C e l’anticiclone si esprime sempre con maggior vigore e forza; anche il tipo di precipitazione, per via dei primi riscaldamenti del suolo, talvolta acquisisce una dinamica vagamente temporalesca (anche se questo può accadere, in particolari situazioni, anche in altri periodi invernali).
Ovviamente, se Febbraio che è ancora mese invernale, ha queste peculiarità, Marzo esprime evidentemente i connotati primaverili ma, ci tengo a precisare, lungi da me l’idea che queste classificazioni vadano di pari passo con le bizze del tempo e le sue dinamiche.
Ancora ricordo le varie nevicate marzoline e la storica bufera di neve registratasi nell’Aprile 1995.
Direi che l’inverno, da un punto di vista statistico/climatico è finito, ma le possibilità di periodi freddi, nevicate sino in pianura e neve in montagna sino a quote basse è ancora viva anche se, osservando i vari indici teleconnettivi, non si può tendere verso un forte ottimismo.