L’editoriale non vuole essere un processo alle intenzioni ne tanto meno un peccato di presunzione. Ma non si possono certo chiudere gli occhi di fronte all’evidenza dei fatti. Sì, perché la prima decade del mese di giugno è stata bel lungi dall’essere bollente.
Anzi, proprio in queste ore stiamo vivendo un episodio non certo raro ma nemmeno cosi frequente in queste ultime annate. L’aria fredda associata ad una perturbazione proveniente dal Nord Europa ha fatto calare notevolmente le temperature, portando la neve sugli Appennini a quote basse per il mese di giugno.
Non che nei giorni scorsi non si siano registrate temperature al di sopra della norma di qualche grado, ma sicuramente il caldo, quello opprimente Africano, è stato (e lo sarà ancora) relegato ai territori di propria pertinenza. Ciò che semmai potrebbe stupire, e lo abbiamo ripetuto più volte, è la facilità con la quale, in certe zone d’Italia, si raggiungono picchi di caldo in assenza di vere ondate di calore.
Potrebbe essere frutto della cosiddetta “continentalizzazione” del clima Europeo, sempre più soggetto a profondi scambi termici in senso meridiano. Certo è che ancora non siamo in grado di poterlo stabilire con certezza. Ecco quindi che, con tali elementi a disposizione, vengono a cadere tutte quelle ipotesi allarmistiche circa una stagione estiva addirittura più calda del 2003.
Più volte abbiamo fatto cenno a teorie basate su determinati studi scientifici. Così come altrettante abbiamo posto l’accento circa la ricerca dello scoop mediatico al fine di guadagnare ascolti nella profusione delle notizie meteorologiche. Si potrebbe ribattere che l’estate, quella vera, non ha ancora avuto inizio, e ciò è sicuramente vero. Ma è altrettanto vero che, semmai ci si scordasse il passato, nel 2003, già da fine aprile, il caldo divenne a tratti opprimente. A voi le conclusioni.