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Dove si trovano i punti più caldi della superficie terrestre?

di Enrico Cadau
19 Nov 2006 - 16:41
in Senza categoria
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Mappa delle temperature massime annuali con i punti più caldi rilevati mediante radiometro MODIS
L’individuazione delle zone più calde del nostro pianeta è stata, da sempre motivo di interesse e curiosità non solo tra i vari scienziati ma pure tra semplici appassionati. Dal 1913 al 1922 il record fu detenuto dalla Valle della Morte in California con 56.7°C, nel 1922 invece si raggiunsero i 58°C ad El Aziza in Libia, temperatura ancora imbattuta, almeno tra le stazioni ufficiali attuali (la veridicità del dato è però tuttora dibattuta).

Fino a qualche tempo fa solo i dati sparpagliati delle stazioni meteorologiche erano disponibili ai ricercatori per stabilire quale potesse essere affettivamente il punto più caldo, tuttavia c’era la necessità di stimare con maggior accuratezza la collocazione delle aree più calde.

Per convenzione la temperatura dell’aria viene misurata a 1.5 metri di altezza dal suolo da sensori schermati e installati in luoghi che possano al meglio assicurare la circolazione dell’aria e che siano ovviamente rappresentativi dell’area di interesse. In verità la temperatura più elevata si misura sulla superficie ossia dove l’energia termica risulta più concentrata. Recentemente grazie ai dati telerilevati da satellite risulta possibile mappare con precisione e con continuità i massimi e i minimi di temperatura del globo mediante l’estrazione della LST (Land Surface Temperature).

La LST è definita come la radiazione emessa dal top della superficie e può essere considerata come la temperatura che si misura e si percepisce toccando la superficie. Dal momento che l’aria è uno scarso conduttore di calore spesso la differenza tra la LST e la temperatura dell’aria può superare i 30°C ad esempio sulla spiaggia in una giornata estiva di sole (la sabbia supera generalmente i 55°C mentre l’aria non tocca i 30-35°C). Nello specifico gli studi effettuati riguardano i dati del sensore MODIS equipaggiato di bande spettrali (tra i 10 e i 12 micron) specifiche per la misurazione della temperatura della superficie.

Nel 2003 la più alta LST misurata, 69.3°C, è stata rilevata nel Queensland in Australia (coordinate: 21.5° S, 143.2° E), nel 2004 si sono toccati i 68°C nel deserto del Lut presso la provincia Kerman dell’Iran (30.1° N, 59.3° E) analogamente nel 2005 lo stesso deserto ha fatto registrare ben 70.7°C (29.9° N, 59.1° E). Il deserto del Lut è considerato come uno dei più aridi e caldi del pianeta, addirittura in alcuni punti non possono sopravvivere neppure i batteri, in pratica è come se fosse la superficie di un altro pianeta senza alcuna forma di vita.

Tornando alle temperature, si nota come in soli tre anni il punto più caldo della Terra si sia spostato tra due continenti, questo dimostra l’importanza del telerilevamento satellitare nell’individuazione precisa di tali aree anche alla luce del fatto che nessuna stazione meteo è installata in questi posti così inospitali. In genere si è visto, sempre dai dati MODIS, che zone come il Sahara, il deserto del Gobi, l’entroterra Libico e Arabico, nonché gran parte dell’Australia eccedono annualmente i 60°C di LST mentre le zone verdi come l’Amazzonia, L’Africa Equatoriale e l’Indonesia si mantengono costantemente sotto i 30-35°C di temperatura superficiale grazie alla presenza di fitte aree vegetate.

Proprio la presenza della vegetazione è di fondamentale importanza nel processo di bilancio di calore tra superficie e atmosfera, di fatto le aree verdi da un lato schermano la superficie dai raggi solari e dall’altro con il complesso sistema di radici possono accedere alle falde acquifere anche durante le stagioni secche proseguendo la traspirazione e mitigando dunque gli effetti di surplus di calore.

fonti: EOS

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