La Corrente del Golfo influenza il clima dell’Europa ed anche quello italiano, ma quanto e cosa potrebbe accadere se questa corrente oceanica dovesse davvero attenuarsi? Siamo alla vigilia di un’Era Glaciale? Sono moltissimi i giornali italiani ed europei che parlano della notizia, per altro già anticipata circa due anni fa da altri scienziati.
Nel dicembre 2002, lo staff del Dott. Robert Gagosian disse che nell’ultimo mese (inizio dell’inverno climatico 2002) si era avuta una strana diminuzione di salinità che avrebbe potuto influenzare la dinamica dei fluidi che sono all’origine del riscaldamento delle acque nel settore nord della Corrente del Golfo. La notizia fece discutere alcune settimane nei giornali specializzati, se ne parlò ampiamente anche nel Meteo Giornale. Adesso è notizia di questi giorni, quella degli studi del prof. Wadhams dell’Università di Cambridge (USA), che avrebbe rilevato che le stime fatte due anni prima erano esatte: i processi dinamici della Corrente del Golfo si sono alterati sensibilmente, e potrebbero modificare il clima.
Milano, inizi del XXI secolo: la città ha vissuto le estati più calde a memoria d’uomo, si sono ridotte sensibilmente le giornate di nebbia. La neve cade di rado, e piove in eventi più concentrati. Sovente soffia il vento caldo di caduta dalle Alpi, ed il cielo è terso come in alta montagna.
A Torino ogni inverno si fanno piani antineve, ma non nevica più come una volta, quando mezzo metro di soffice candore cadeva in una giornata di bufera. D’estate i temporali sono più radi, ma sovente assai violenti. I periodi di caldo anomalo sono frequenti su tutta la Val Padana centro occidentale.
Regioni alpine settentrionali, versante italiano: il numero di giorni di neve dell’ultima decina di anni si è ridotto sensibilmente, si stima che il calo sia di circa il 50%. Si assiste ad una riduzione della piovosità, da intendersi, specialmente, come quantità e soprattutto come numero di giorni con pioggia.
Alpi orientali: da queste parti i venti settentrionali riescono a traboccare i rilievi alpini meno elevati, così che dopo la siccità sempre più tipica dell’inverno, segue un periodo nevoso, come avveniva in altri tempi.
La nevosità padana: si dovranno riscrivere le mappe della neve media della Val Padana, ma l’argomento tocca una nota dolente e nessuno se ne occupa, la neve è ormai rara.
Liguria: si è ridotta sensibilmente la piovosità, sempre da intendersi come numero di giorni di pioggia, piove, ma sovente con eventi di minor durata. Il cambiamento climatico in Liguria è più pronunciato nei rilievi, dove si alternano inverni nevosi con quelli asciutti.
Firenze e Toscana: il calo della frequenza dei venti umidi atlantici ha fatto diminuire anche nell’alta Toscana gli estremi di piovosità, da intendersi sempre come numero di giorni con pioggia. La maggior frequenza di venti settentrionali ha portato per due inverni successivi la neve anche nelle pianure.
Marche: l’inverno 2004/2005 è stato nevosissimo, con eventi precipitativi eccezionali. Qui il cambiamento climatico, come vedremo poi per altre regioni del Centro e del Sud, appare affievolito rispetto al Nord Italia.
Italia del Centro e Sud, il cambiamento climatico si avverte e talvolta stupisce. E mentre Roma aspetta ogni inverno la neve, che a dire il vero gli passa attorno, la neve quest’inverno è caduta anche nelle vie di Napoli, con seri apporti nella collina cittadina. E’ nevicato per un mese nei monti della Sardegna, in Corsica (fa parte dell’Italia geografica) si sono avute autentiche e ripetute emergenze per la neve. Nei rilievi del centro sud la nevosità è stata sovente maggiore alla norma.
Il clima di queste regioni appare più variabile che nel passato, somiglia parecchio agli anni ’60. Il numero di giorni con pioggia si allinea alle medie man, mano che ci si sposta verso Sud, dove tende persino ad eccedere. Da queste parti si ha un cenno di crescita di piovosità anche nella tradizionale stagione asciutta che è l’estate. Le onde di calore appaiono meno rilevanti che sull’Europa continentale, Nord Italia compreso.
Il clima sta cambiando, si avverte un aumento della temperatura, si rileva un cambio della circolazione atmosferica, con un trend che si sta consolidando da alcuni anni che indica una sempre maggiore influenza degli scambi di masse d’aria secondo i meridiani: da nord verso sud e viceversa, a discapito di una snella e normale circolazione atlantica, che ormai non si avverte se non raramente.
Il prevalere di venti settentrionali a discapito di quelli occidentali, ostacola la venuta di piogge regolari su buona parte del Nord Italia, specie di quelle zone protette dalle Alpi. Al contrario, una maggiore frequenza di correnti settentrionali, attenua l’impatto dell’aumento della temperatura globale sull’Italia centrale e meridionale, ed in parte anche sulle Venezie, dove il tempo appare più variabile che in passato.
Vorrei sottolineare una certa crescita di eventi estremi, come temporali intensi, anche se in Italia, va ancora una volta sottolineato, questo aspetto non assume una rilevanza così eccessiva come altre zone d’Europa.
Ma se la Corrente del Golfo si dovesse attenuare, che cosa accadrebbe in Italia?
Per valutare che cosa succederà servono le simulazioni dei modelli matematici sul clima, ma tuttavia, questa scienza, ad oggi, non ha mai offerto precise prestazioni, anche se tuttavia il riscaldamento del Pianeta annunciato dopo alla fine degli anni ’70 si sta realizzando, ma con numeri ed effetti sensibilmente diversi, inoltre la notizia di un eventuale cambiamento della condizione della Corrente del Golfo non era presa minimamente in considerazione sulle decine di pubblicazioni sul tema “Global Warming” (riscaldamento globale, ovvero del Pianeta Terra).
Pur conoscendo le limitazioni delle mie considerazioni personali, ritengo che un’attenuazione della Corrente del Golfo arrecherebbe sensibili danni economici anche all’Italia, non mi pare ci voglia un premio Nobel per affermarlo.
I venti di nord ovest che vengono dalle Isole Britanniche o meglio dal Mare del Nord, dal Mare di Norvegia, transiterebbero su superfici che potrebbero “gelare”, quindi porterebbero sull’Italia una rilevante maggior frequenza di ondate di freddo di assurda intensità che per altro transiterebbero in un mare notoriamente assai vulnerabile, perché più caldo dell’Atlantico. Si potrebbero generare super basse pressioni, con tempeste frequenti. Ma le ipotesi che si possono azzardare possono apparire assurde anche a me che scrivo questo articolo.
Pensate che il gelo che si può apprezzare a New York durante una tempesta di neve, quando si può misurare una temperatura anche di sotto i -10°C con forte vento, potrebbero verificarsi anche in città come Roma o Napoli.
Vi pare follia? Forse no, mi pare che 11.000 anni fa nessuno potesse misurare con strumenti di precisione che cosa avvenne.
Pensiamoci un attimo, qui, senza l’ausilio di un modello matematico, senza la pretesa di scrivere “scienza”: il Mare del Nord nei giorni d’oggi non gela perché beneficia di correnti marine e soprattutto di venti che arrivano dal Mare di Norvegia, dove si realizza uno dei maggiori benefici della Corrente del Golfo. Alla stessa latitudine di questo mare abbiamo il Canada del nord e regioni marine che per molti mesi all’anno sono gelate.
Se la banchisa polare si sviluppasse verso sud sino alla Scandinavia e la Scozia, in Italia gli inverni sarebbero senz’altro più rigidi di quelli attuali. Ma quanto sarebbero più freddi? Quanto più nevosi e dove?
Mi pare che sia superfluo sottolineare che i problemi maggiori di un così incisivo cambiamento climatico saranno a carico delle regioni centro settentrionali europee. Se tutto quanto detto si realizzasse, sarebbe un evento biblico, ma anche in Italia si pagherebbero costi e danni rilevanti con sensibili necessarie modifiche comportamentali.
Comunque ci tengo a sottolinearlo, l’argomento è da approfondire con rigore scientifico, non va sottovalutato.