Anche gli scienziati italiani studiano il clima, in Antartide, effettuando quelle preziosissime tecniche di indagine che consistono nel prelevare, dalle profondità dei ghiacciai presenti nella zona (alcuni dei quali superano i 3 chilometri di spessore), alcune “carote” di ghiaccio, lunghi almeno tre metri e di circa dieci cm di spessore.
Tali “carote” contengono preziosissime informazioni relative allo sviluppo ed alla regressione dei ghiacci, in quanto viene intrappolata nel ghiaccio la composizione dell’aria di migliaia di anni fa, nonché il rapporto tra gli isotopi di Ossigeno presenti nell’acqua, fondamentale per risalire alla temperatura media dell’epoca.
Scopriamo, così, che vi sono state 8 glaciazioni negli ultimi 700 mila anni, intervallate da periodi interglaciali della durata di appena 10-15 mila anni.
In pratica, l’ultimo milione di anni è stato prevalentemente un periodo di forte freddo per il nostro Pianeta.
Le ultime informazioni ricavate dagli scienziati, tuttavia, indicano come l’attuale periodo interglaciale, per condizioni di temperatura, di posizione dell’orbita terrestre (secondo i parametri orbitali determinati per la prima volta dall’astronomo Milankovitch), assomigli a quello presente 420 mila anni fa, che ebbe una durata superiore, all’incirca di 25 mila anni.
Quindi, teoricamente, ci aspetterebbero altri 15 mila anni di clima mite interglaciale.
E’ chiaro che, a questo punto, entrano in gioco numerosi fattori la cui portata non è ancora chiara.
Anzitutto, l’apporto umano all’effetto serra rimane un fattore imponderabile, che potrebbe sconvolgere le carte in tavola.
Poi, da altri studi recenti, si è notato che, effettivamente, alcune glaciazioni dell’Emisfero Settentrionale potrebbero non essere state in fase con quelle dell’Emisfero Sud.
In altre parole, fenomeni come il blocco improvviso della Corrente del Golfo potrebbero effettivamente influenzare il clima dell’Emisfero Settentrionale in modo “slegato” rispetto a quello, più stabile, dell’Emisfero Australe.
Tutti questi fattori aggiungono, come detto, un forte margine di incertezza a questo genere di previsione.