L’imminente ritorno delle perturbazioni atlantiche è ritenuto da taluni il “de profundis” dell’inverno ed invece, vedremo perché, febbraio (e perché no, anche marzo) potrebbe riservare altre dinamiche sorprendenti. Noi, da giorni, abbiamo scommesso sulla realizzazione di una poderosa irruzione artica in ultima decade e alcuni modelli cominciano a fiutare tale scenario.
Stamane, ad esempio, vogliamo soffermarci sull’ultimissima elaborazione del modello europeo ECMWF. Osservate la configurazione barica alla quota isobarica di 500 hPa del prossimo 22 febbraio. Non sembra simile a quel che accadde a inizio mese? All’epoca si ebbe la dislocazione di un lobo del Vortice Polare nel cuore del continente e la successiva estensione dello stesso verso il Mediterraneo. Qualche differenza c’è, questo è vero, ma quel che conta è che qualora dovesse andare in porto quella dinamica andrebbe a realizzarsi una poderosa irruzione artica sin sul nostro Paese. Altri due elementi imprescindibili sono rappresentati dalla spinta settentrionale dell’Alta delle Azzorre e da una minore ingerenza ad est del lobo canadese del Vortice Polare.
Vi sono anche altri modelli che convergono in questa direzione, seppur con tempi e modi differenti. Peraltro va detto che l’incedere stagionale è di per sé un elemento destabilizzante del Vortice Polare, che pian piano si avvierà verso quel processo di smantellamento che ci condurrà in direzione della bella stagione. E’ anche per questo motivo che crediamo che l’inverno – la cui chiusura meteorologica avverrà il 1° marzo – possa ancora riservare “bianche sorprese”.