CUORE DELL’ANTICICLONE sull’Europa Centrale Un’area stabilizzante si è ulteriormente consolidata sui settori centrali e parte di quelli orientali del Continente Europeo, dove peraltro è presente aria fredda con forti inversioni termiche che favoriscono nebbie e nubi basse. La posizione dell’anticiclone continentale ed il contestuale arretramento verso ovest dell’alta pressione oceanica lasciano all’Atlantico la possibilità di provare un attacco verso il Continente Europeo. Effettivamente una saccatura molto organizzata si sta gradualmente approfondendo ad ovest del Regno Unito e tenta d’espandersi verso sud al largo dell’Iberia, sfruttando la palude barica che si è venuta a generare in queste lande.
Un primo ramo perturbato interessa l’Irlanda e la Scozia, mentre non intravediamo il settore meridionale del fronte che si va forgiando ad ovest del Golfo di Biscaglia e della Penisola Iberica: su quest’ultima osserviamo le prime nubi frammentate e la situazione non appare più così stabile, come si denota dal nucleo temporalesco che dal nord del Marocco si è propagato verso i settori meridionali iberici. Si tratta delle prime avvisaglie di peggioramento, per il momento dovuto ai primi spifferi d’aria umida ed instabile che risalgono dall’Africa nord-occidentale. Rammentiamo che proprio dalla Penisola Iberica giungerà l’atteso intenso peggioramento sull’Italia che entrerà in azione a partire da martedì.
In fase di convalescenza, meteo che tarda a guarire La variabilità domina ancora il contesto meteo su parte dell’Italia: a rallentare il processo di miglioramento si segnala anzitutto l’ingresso d’ulteriori apporti d’aria fredda ed un po’ instabile lungo l’Adriatico, che vanno ad alimentare la lacuna di bassa pressione che abbraccia buona parte del Centro-Sud. Lo scenario è ulteriormente complicato da impulsi perturbati africani che, in risalita dall’Algeria, stanno scorrendo verso il Canale di Sicilia e lo Ionio: una parte di queste insidie nord-africane sta interessano la Sicilia, con forti temporali tra il Siracusano ed il Ragusano, specie lungo la fascia litoranea. Potrebbe espandersi il raggio d’azione di quest’insidia temporalesca che, come tutte le dinamiche nord-africane, non sono mai facilmente prevedibili.