Ieri abbiamo assistito alla fase di preparazione che, solitamente, si osserva quando l’aria fredda si accinge a strabordare nel Mediterraneo e sulla nostra Penisola.
Addirittura, già nei giorni precedenti, avevamo segnalato la fenomenologia innescata dal jet streak che, prontamente, era in esame da tempo come segnale da inserire nei “codici” teleconnettivi per carpire eventuali fluttuazioni in tempo.
I movimenti espressi alla quota di 200/300hPa sono stati talmente intensi da provocare, oltre che gravi episodi di maltempo in Europa centrale, delle situazioni interessanti sull’Italia, come l’attivazione di venti di Libeccio, la Maccaja e la nebbia da avvezione calda.
Passo dopo passo siamo arrivati alla giornata di Martedì 4 Marzo, durante la quale ci sono state graduali modifiche meteorologiche, sino all’azione dirompente del fronte tra il pomeriggio e la sera fin sull’Italia peninsulare.
Nel Lazio ho potuto assistere alla variazione progressiva riscontrabile durante il tardo pomeriggio; l’aria umida e calda delle ore centrali ha ceduto il posto ad una ventilazione più fresca con flessione termica. In cielo si è passati da una foschia densa ad una ben definita composizione nuvolosa, composta da cirrostrati verso ovest e nubi cumuliformi all’interno, con qualche lenticolare a fare da contorno.
Ciò è avvenuto poiché le correnti da NW hanno esordito in quota e, verso l’interno, lo scontro con una matrice orientale ha permesso maggiore attività convettiva.
Mentre accadeva tutto ciò al Centro Italia, il settentrione era alle prese con i primi effetti dell’occlusione, avvenuta grazie all’innesco di correnti di Maestrale in contrapposizione con l’aria fredda da est con ingresso stile Bora. In mezzo a queste due realtà si è inserita l’aria più umida da sud, a completare una miscela ben riuscita.
Successivamente, arrivando ad oggi, l’aria fredda ha continuato a riversarsi sulla Pianura Padana, sin verso le aree del centro-nord; la saccatura sta continuando a spingersi verso sud, lambendo le coste nord-africane.
Questo movimento meridiano direzionato verso SW ha concesso alle termiche più fredde di insinuarsi soltanto in alcune aree, mantenendo il flusso caldo-umido sul bordo orientale dell’affondo rossbyano; l’impronta rodanale di questa azione ha fatto si che si sviluppasse facilmente la ciclogenesi per via di movimenti divergenti e convergenti.
Praticamente l’aria fredda in quota (dove è presente una vasta saccatura) diverge, spostandosi orizzontalmente mentre al suolo l’aria converge ed entra nella colonna d’aria.
Questa situazione va approfondendosi nel suo spostamento verso sud sia per la condizione estremamente atta in quota ma anche per via dell’avvezione caldo-umida che è attivata dalla spinta meridiana della saccatura, con incremento dei valori di Cape e ottimo shear verticale.
Nelle prossime ore, oltre che una possibile estensione delle nevicate a quote basse al centro-nord, il contributo meridionale promuoverà forti contrasti ed azione temporalesca, con possibile fenomenologia vorticosa al centro-sud; non è esclusa la formazione di trombe marine presso le coste. Il maltempo, seppur diffuso, avrà il suo picco d’interesse nell’area jonico-adriatica per effetto del “sistema a ritornante” impresso dal taglio a 500hPa che concepirà una goccia fredda in approfondimento; questa condizione sinottica genera la risalita di correnti da SW verso NE.
Grazie a questa dinamica anche le zone centrali, come il Lazio, dopo una breve pausa potrebbero tornare ad avere fenomenologia intensa con alimentazione al suolo da Est che supporterebbe un abbassamento della quota neve ed, in ultimo, anche alcune zone più nord potrebbero ricevere nuove piogge e nevicate, sempre per effetto del sistema a ritornante.