Non è solo il Vesuvio da considerarsi come sorvegliato speciale. Il vicino territorio vulcanico dei Campi Felgrei è da considerarsi come il più pericoloso d’Europa e negli scorsi millenni si sono prodotte eruzioni di portata distruttiva, la più imponente della quali risalente a 39mila anni fa con la cenere che arrivò fino in Siberia. L’area è sempre tenuta sotto costante monitoraggio, anche perché nella zona fra i quartieri ovest di Napoli e 4 comuni flegrei vivono attualmente oltre un milione di persone, tanto che circa un anno fa è stata ampliata la zona rossa e l’area gialla per ogni evenienza. Le dinamiche di queste caldere (i Campi Flegrei risultano simili all’americana Yellowstone e a Rabaul in Nuova Guinea) sono giudicate imprevedibili dai vulcanologi.
La caldera dei Campi Flegrei si è alzata di 8 centimetri dal marzo 2015, che diventano ben 15 dal gennaio 2014. Non sono certo segnali che lasciano tranquilli, probabilmente riconducibili anche alla presenza di un lago di magma sotterraneo che si trova alla profondità di 3000 metri e ha un raggio compreso fra 2 e 3 chilometri. Va però evitato ogni tipo d’allarmismo, non vi sono certo segnali premonitori di una possibile imminente eruzione esplosiva. Ciò non significa però trascurare la prevenzione, con i geologi che chiedono soprattutto di migliorare la capacità di monitorare il vulcano: quindi più strumenti, più tecnologia e più personale. Attualmente all’Osservatorio vesuviano lavorano 120 persone, un numero considerato insufficiente.