L’attuale calma anticiclonica non farebbe certo presagire un cambiamento così vigoroso come quello prospettato dalle proiezioni modellistiche per i prossimi giorni: non bastasse il ritorno delle perturbazioni verso il Mediterraneo, ma come già accaduto nel recentissimo passato il pericolo è rappresentato di nuovo da episodi di maltempo eccessivi, probabilmente su zone già duramente provate dalla precedente fase perturbata.
Un primo cambiamento si avrà nel week-end, con la giornata di domenica che vedrà il meteo rovinato su gran parte d’Italia, per l’inserimento di un’onda perturbata di matrice nord-atlantica che peraltro catturerà ed ingloberà il vecchio vortice instabile morente sulla Tunisia: le piogge giungeranno quindi sul Nord (attese nevicate sui rilievi montuosi alpini) e su parte del Centro, mentre i fenomeni correlati al mulinello ciclonico nord-africano si indirizzeranno probabilmente verso il Sud Italia.
L’attenzione generale non può che essere puntata verso l’inizio della prossima settimana, in quanto le vicende perturbate domenicali potrebbero spianare la strada a peggioramenti meteo ben più marcati: la causa sarà da ricondurre all’intrusione sull’Ovest Europa di un’area ciclonica atlantica particolarmente profonda, che potrebbe toccare minimi di pressione persino inferiori ai 960 hPa tra le Isole Britanniche ed il territorio francese, in base alle proiezioni del modello ECMWF che è stato il precursore nello stimare l’entità dell’area di bassa pressione.
Quest’autentico ciclone extra-tropicale potrebbe letteralmente travolgere con intensi venti tempestosi svariate aree continentali: il pericolo di danni è molto forte, potrebbe trattarsi di un evento non dissimile da quello del febbraio scorso (tempesta Xynthia: per chi volesse ripercorrere l’evento, può consultare il seguente link https://www.meteogiornale.it/notizia/17449-1-tempesta-xynthia-venti-fino-a-quasi-200-kmh-in-spagna-oltre-40-morti-in-francia).
La tempesta dell’inverno scorso fu portata da un vortice depressionario d’entità ben meno rilevante rispetto a quello che si prospetta ora, ma va sottolineato come a fare la differenza sia l’entità dei gradienti barici (vicinanza delle isobare, da cui dipendono forti situazioni tempestose a livello anche locale), di cui potremo fornirvi maggiori dettagli in prossimità dell’evento.
Non si escludono probabili ripercussioni importanti anche per quel che concerne l’Italia: nonostante il perno ciclonico tenderà a rimanere ad ovest del nostro Paese, non vanno sottovalutati, oltre ai possibili venti molto forti, i fenomeni previsti al centro-nord, specie laddove l’azione di blocco, operata dalla catena alpina rispetto al flusso portante di correnti sud/occidentali, avrà maniera di esaltare in modo significativo la fenomenologia.