L’instabilità, accompagnata da aria dal sapore sempre più invernale, è il tema dominante della giornata odierna, che ha visto il consolidamento ulteriore, sul bacino centrale del Mediterraneo, di una vasta saccatura a carattere freddo, alimentata da una serie d’impulsi d’aria fredda d’origine artica.
Un’area depressionaria che si allunga dalla Penisola Scandinava e dalla Russia Europea, zone da cui vengono tuttora convogliate gelide correnti polari. Il flusso settentrionale da latitudini elevate è sempre ben attivo anche alle quote medio-alte dell’atmosfera, in quanto l’Anticiclone, in slancio dall’Oceano verso la Penisola Scandinava, non è ancora in grado di chiudere la porta alla colata artica.
La stessa figura altopressoria, in fase di progressiva espansione verso l’Europa centrale, ha comunque favorito una certa modifica dell’asse della saccatura, divenuto debolmente obliquo. Con ciò, l’aria fredda si spinge in parte anche verso ovest, tanto da coinvolgere la parte occidentale del Mediterraneo e, marginalmente, la Penisola Iberica.
L’esordio dell’avvezione fredda sul nostro Paese è avvenuto con il primo transito perturbativo della giornata di ieri, transito che ha portato i maggiori effetti al meridione, in particolare fra Calabria e Sicilia, ove i contrasti con l’aria mite pre-esistente si sono rivelati di portata assai maggiore. Sul Nord le precipitazioni sono inevitabilmente mancate, in quanto il muro alpino ha trattenuto gli attacchi perturbati.
Le regioni meridionali risultano solo lambite dall’aria fredda, che non ha potuto sfondare finora in maniera efficace, causa il flusso portante da sud-ovest in loco, lungo il quale scorrono masse d’aria più temperate mediterranee.
Dunque, le precipitazioni nevose si sono verificate solo a quote alte, intorno ai 1400/1500 metri. Discorso differente salendo progressivamente lungo la dorsale appenninica, con quota neve sempre più bassa tanto che, sulla parte settentrionale dell’Appennino, la dama bianca si è spinta fino a quote di bassa collina, specie il versante marchigiano.
Nelle ultime ore assistiamo ad un ulteriore aggravamento della configurazione ciclonica che avvolge l’Italia, e che darà i maggiori frutti fra questa notte e la giornata di domani. La causa è da ricercare nell’arrivo del nocciolo ciclonico depressionario più freddo, all’altezza isobarica di 500 hPa (circa 5400 metri d’altitudine).
Tale nucleo così freddo, accompagnato da gelide isoterme inferiori ai -30°C alla stessa quota, si è portato in appena 24 ore dall’area Baltica alla parte settentrionale mediterranea, ove è giunto in scivolamento dal Golfo del Leone.
Aria così ulteriormente più fredda non poteva non creare ulteriori complicanze anche alla basse quote, stante l’interazione con le acque mediterranee, formidabile serbatoio d’energia in questo periodo ancora autunnale.
E così un ulteriore minimo depressionario al suolo si va approfondendo sul mare di Corsica, in lenta evoluzione verso la Sardegna, mentre quello fra medio e basso Adriatico ha ormai perso completamente importanza.
Un vortice ciclonico, quello formatosi oggi, davvero molto complesso da prevedere, la cui esatta posizione ha subito leggere modifiche anche rispetto alle proiezioni modellistiche di calcolo della giornata di ieri.
La traiettoria del vortice a tutte le quote si è in tal modo rivelata più settentrionale, facendo risalire in mattinata nubi fin verso la parte del Piemonte, la bassa pianura lombarda e la Liguria. Proprio in Liguria si sono verificate precipitazioni un po’ a sorpresa, nevose fino a quote basse sull’entroterra appenninico.
Tale minimo barico ha dato inizio alla seconda fase perturbata fredda, che caratterizzerà l’intero week-end, con fenomenologia in imminente intensificazione soprattutto al Centro-Sud. Anche l’estremo Sud, con lo spostamento del minimo ciclonico in direzione dello Ionio, verrà coinvolto incisivamente da masse d’aria più fredde di provenienza balcanica.