«Il condizionale è d’obbligo ma, se continua così, mi sento di essere ottimista: potrebbe essere una bellissima annata, sia per i bianchi che per i rossi».
Con una dichiarazione rilasciata all’Ansa il 16 agosto, il presidente di Assoenologi, Riccardo Cotarella, delinea una vendemmia 2013 che potrebbe definirsi storica. Ancora una volta dunque, la produzione vitivinicola si conferma ottimo indicatore dell’andamento climatico stagionale.
Dopo un’annata 2012 disastrosa, condizionata da caldo e siccità, che con 39,155 milioni di ettolitri è stata la peggiore dal 1947 (a quell’epoca però, la superficie vitata era doppia dell’attuale), quest’anno la situazione è radicalmente mutata, grazie a piogge primaverili ben distribuite, caldo progressivo fra giugno e prima metà di luglio, ondate africane a fine luglio e inizio agosto, interrotte però da temporali rinfrescanti.
«Quest’anno – prosegue Cotarella – si ritarderà d’una decina di giorni rispetto al 2012, in ragione d’un clima dal sapore antico, com’era 30-40 anni fa, meno caldo, con forti escursioni termiche. Un andamento meteo così, non può che far bene al vigneto».
Il dato quantitativo è importante, ma subordinato all’aspetto qualitativo: le uve tuttavia, appaiono in ottimo stato di maturazione, il che prefigura una grande annata nei profumi e nei sapori.
In un servizio pubblicato dal Corriere della Sera il 19 agosto, alcuni produttori del Mezzogiorno, dove il raccolto è già iniziato, si dicono molto soddisfatti delle rese e del prodotto messo in cantina. Ma anche in Piemonte c’è ottimismo per i baroli e il barbaresco, così come in Franciacorta, nel Bresciano, e in Valpolicella, nel Veronese. Lo stesso giornale dà poi voce al presidente del Consorzio brunello di Montalcino, Fabrizio Bindocci, il quale paragona l’andamento climatico 2013 a quello del 1979: «Le condizioni sono simili a quelle di 34 anni fa, una primavera piovosa, poi il tempo si è rimesso. Abbiamo ottime temperature, 28 gradi di giorno e 18 di notte».
Al quadro italiano, non è detto corrisponda quello europeo. Nel 2012 si ebbe, è vero, un drastico taglio produttivo quasi ovunque, ma per cause climatiche differenti. Giuseppe Martelli, direttore di Assoenologi, nonché presidente del Comitato nazionale vini del ministero dell’Agricoltura, rimarcava infatti nella relazione conclusiva: «In Francia e Spagna, si prevede una produzione inferiore del 15 per cento sul 2011, con punte del 40 per cento. A differenza nostra, in particolare in Francia, il calo non è dovuto solo al caldo, ma anche alle abbondanti piogge primaverili, che hanno inciso sulla fioritura. E pure nei Paesi dell’est Europa la produzione risulta sotto media, con decrementi diversi secondo gli stati».
Attenti a non generalizzare, insomma. La Penisola tuttavia, se Giove pluvio non si mette di traverso in dirittura d’arrivo, quest’anno brinderà compatta.
Per approfondire: Quando il clima è nemico del vino