In questi giorni in redazione giungono e-mail di lettori che domandano se è scomparso l’autunno e quando si abbasseranno le temperature. Chi vive nell’Italia centro-meridionale, ma più esattamente, chi vive in zone in cui non si sta verificando il fenomeno delle inversioni termiche e relative nebbie, ha infatti l’impressione di trovarsi in un lungo proseguimento della stagione estiva. Tuttavia, mai come in questo caso, l’apparenza inganna.
L’analisi dei numeri evidenzia che il mese di ottobre è stato in Italia nella norma climatica, lievemente più caldo rispetto al periodo “tipo” 1961/90 ma anche leggermente più freddo rispetto al periodo più recente 1994/2004. Anche dal punto di vista delle precipitazioni non si sono riscontrate grandi anomalie. Già altre analisi pubblicate su MeteoGiornale hanno evidenziato come, al contrario di gran parte dell’Europa, in Italia, grazie alla depressione “Boris” in una prima fase, e ad eventi legati ad umide infiltrazioni atlantiche, il mese di ottobre si sia chiuso senza evidenti deficit od eccessi pluviometrici, salvo in isolati casi.
Tornando con un rapido excursus ai mesi estivi, evidenziamo come anche l’estate italiana 2005, ed inglobando in essa anche il mese di settembre, sia trascorsa senza grandi anomalie. L’Italia si è infatti trovata al centro di due importanti figure bariche che hanno dominato il tempo sull’Europa per mesi: l’anticiclone sub-tropicale ad ovest, sulla parte occidentale della Penisola Iberica, una depressione quasi semi-permanente sui Balcani, dove la pioggia è caduta copiosa causando anche situazioni alluvionali. In Italia hanno prevalso periodi di bel tempo alternati al passaggio di impulsi freddi in quota che hanno causato diffusi temporali, talvolta violenti ed anche al nord, specie nel suo settore centro-orientale, gli episodi perturbati non sono mancati.
La circolazione generale dell’atmosfera, con la gobba anticiclonica sempre presente ad ovest dell’Iberia, ha ancora una volta penalizzato l’estremo nord-ovest italiano, ed in particolare alcune aree del Piemonte e l’estremo lembo occidentale ligure (la cosiddetta Riviera dei Fiori), dove fino a settembre, il deficit pluviometrico è stato molto serio. Successivamente anche in queste zone, talvolta grazie a piogge brevi ma violente, il deficit si è colmato o quantomeno ridotto.
E torniamo ad ottobre. Il mese è iniziato sotto l’insegna del tempo perturbato, grazie all’azione del ciclone “Boris”, che ha insistito sull’area italiana per circa una settimana. Alcune zone italiane hanno sofferto una situazione di freddo prematuro unito a precipitazioni insistenti. Tra la fine della seconda decade del mese e l’inizio della terza un’irruzione di aria fredda continentale ha interessato soprattutto i versanti orientali della Penisola, ma fresco e precipitazioni non sono mancate nemmeno al Nord Ovest. Importanti surplus pluviometrici interessavano nel frattempo Nord Est, Romagna, Marche e Lazio. Successivamente, una terza decade caldissima, oltre 3°C più calda rispetto alla media 1961/90, ha permesso a tutto il mese di ottobre di recuperare il gap termico rispetto alle medie e di dare l’impressione che l’estate non fosse ancora finita. Ma in realtà, come abbiamo visto, era ormai terminata da un mese.
Statisticamente l’autunno, essendo una stagione di transizione, è il periodo degli “up and down”: soprattutto nel Nord Italia o nelle aree vallive del Centro-Sud, la differenza media di temperatura tra il mese di settembre e quello di novembre è notevolissima: a Milano e Bologna in due mesi si perdono circa 12°C, a Firenze e Roma tra i 9 e i 10°C, nelle città di mare come Genova, Napoli e Bari tra i 7 e gli 8°C (il mare trattiene più a lungo il calore accumulato in estate e lo rilascia lentamente durante l’autunno).
Raramente si passa dalle temperature estive, o quasi, di settembre a quelle pre-invernali di novembre, linearmente; nella maggior parte dei casi la stagione estiva subisce al suo termine degli intensi scossoni, che portano a repentini abbassamenti della temperatura e a successive risalite che le riportano in alto, di norma però a valori mediamente inferiori rispetto a quelli “ante-scossone”. Nei mesi di transizione infatti, il divario termico tra zone tropicali e zone sub-polari aumenta considerevolmente, e le zone dal clima temperato quali quelle di gran parte del continente europeo, subiscono l’influsso alternativamente delle fredde basse pressioni artiche e delle calde alte pressioni sub-tropicali.
Non dobbiamo dunque stupirci se durante l’autunno a settimane fredde e perturbate se ne alternano altre calde e soleggiate, con differenze dalle medie anche notevoli. Solo nei periodi di predominanza delle correnti zonali, vale a dire che si muovono prevalentemente da ovest verso est con cavi d’onda e promontori poco accentuati, si verificano quelle condizioni del tempo atmosferico che si identificano meglio con l’autunno. Tali condizioni quest’anno in Atlantico non sono venute a mancare, ma un’eccessiva attività della depressione d’Islanda, unita alla presenza di un tenace anticiclone nell’Europa nord-orientale, non ha permesso ai fronti atlantici di sfondare palesemente verso est, con le correnti che sull’Europa occidentale sono state prevalentemente sud-occidentali, a curvatura ciclonica su Iberia e Francia occidentali, Isole Britanniche e Mare di Norvegia, anticiclonica sull’Italia.
Il risultato di questa configurazione bloccata per lungo tempo, con solo fronti “sfrangiati” e linee d’instabilità in passaggio sul Mediterraneo, sono le temperature elevate che da venti giorni interessanto tutta l’area dello stivale.
Se l’ultima decade di ottobre ha chiuso con un surplus termico di 3°C rispetto alle medie 1961/90, alla stessa maniera si è conclusa la prima decade novembre, esattamente con +2.7°C rispetto alle medie trentennali. Tale valore è stato raggiunto soprattutto grazie alle temperature minime, mentre le massime sono rimaste condizionate dalle frequenti giornate di nebbia che hanno caratterizzato il tempo sulle nostre pianure.
Ma se volgiamo lo sguardo solo ad un anno fa, notiamo che il mese di novembre iniziò con valori termici ben superiori a quelli di quest’anno, da record in diverse città italiane: Palermo raggiunse +30.6°C, Napoli +29.4°C, Roma e Firenze +25.4°C, Udine +25.3°C, Trieste +24.4°C, Milano +23.0°C; quest’anno in questo primo scorcio di novembre al nord, solo sulla costa ligure si sono superati i 20°C e a Palermo non si sono superati i 24°C. Ma lo scorso novembre il giorno 8 si verificarono le prime gelate e il 9 Firenze scese a -0.1°C; quest’anno per le prime gelate occorrerà aspettare un poco di più.
In conclusione, analizzando il periodo che da luglio ci ha portati fin quasi all’ingresso dell’inverno, i numeri del clima ci dicono che in Italia – in un quadro generale e lasciando da parte sia valutazioni sulla disposizione delle figure bariche nel comparto europeo, argomento di grande interesse ma preso in considerazione solo in parte in questo ambito, sia considerazioni di carattere locale – non si sono avute anomalie molto significative né nel regime delle precipitazioni, né nell’andamento termico. Il periodo molto mite che stiamo vivendo rientra nella casistica dell’inizio di novembre e più per i valori affatto eccezionali che si stanno registrando, va segnalato per la sua durata che se dovesse allungarsi ancora potrebbe assumere caratteristiche anomale.