Abbiamo visto come questo ultimo mese di ottobre sia stato piuttosto freddo su gran parte del continente europeo. C’è stato però un prezzo da pagare e questo prezzo l’ha pagato l’Artico.
Secondo i dati diffusi dal NOAA e rielaborati dall’Università del Maine, il periodo compreso tra il 1° e il 15 di ottobre è stato il più caldo mai registrato nel mese di ottobre nell’Artico (zone comprese tra 65 e 90° di latitudine Nord) a partire dal 1948. E c’è di più.
Il 7 ottobre 2016 è stato il giorno di ottobre più caldo mai registrato, con una temperatura media di 3,5°C, 6,6°C in più rispetto alla norma del periodo 1951-2000. Il precedente record apparteneva al 14 ottobre 2007 quando la temperatura aveva ecceduto la norma di 5,7°C.
Fino agli anni 2000 il record di caldo del mese apparteneva al 2 ottobre 1948 con un’anomalia di appena 2,9°C. Dopo l’anno 2000 nessuna giornata di ottobre ha avuto una temperatura inferiore alla norma cinquantennale.
Come dire, l’Artico è in una nuova era climatica, forse presto lo sarà gran parte della Terra.
Va precisato che questi dati sono stimati e si basano sui modelli di reanalisi del NCEP che possono dar luogo ad alcune imprecisioni, ma i sintomi di un settore artico sempre più caldo sono evidenti. E se si analizza il settore artico marittimo (vedi mappa sottostante), si può notare come le anomalie siano ancora maggiori e raggiungano nella prima quindicina di ottobre valori anche superiori ai 15°C!
Difatti anche quest’anno il deficit di ghiaccio marino rilevato è notevolissimo e il minimo raggiunto in settembre è il secondo più basso dall’inizio delle rilevazioni satellitari (2007) dopo quello del 2012. E anche in questo ottobre molte aree marine solitamente coperte di ghiaccio in questo periodo, ne sono libere.
Il rapido riscaldamento dell’Artico sta riducendo la differenza di temperatura tra il Polo e l’Equatore. Secondo il dott. Byrkel dell’Università del Maine, questo potrebbe portare ad un rallentamento dei venti medi occidentali delle latitudini temperature e favorire grandi strutture di blocco, ovvero maggiori probabilità di ondate di caldo, ondate di freddo, periodi molto piovosi o periodi molto secchi, in sintesi un’estremizzazione delle condizioni climatiche, di cui “forse” si cominciano a sentire i primi effetti.