El Niño è quel fenomeno per cui periodicamente per cause concomitanti, quali l’inversione degli alisei, la risalita di masse d’acqua dalla parte più profonda del mare e altre, in genere ogni 3-5 anni, le temperature della parte centrale dell’Oceano Pacifico si riscaldano e salgono al di sopra dei valori medi normali.
Poiché tale fenomeno riguarda una superficie vastissima, che comprende in pratica l’intero Pacifico centrale, può avere delle conseguenze anche pesanti sul clima terrestre.
Quando tali anomalie sono molto elevate, come durante El Niño del 2015-16, con le acque oceaniche che superavano anche di +3°C la norma, tale enorme quantità di calore viene ceduta all’atmosfera, e si verifica quindi un aumento della temperatura terrestre ed anomalie climatiche quasi in ogni parte del mondo.
Se invece il Niño è molto debole, come pare essere fino a questo momento, allora le anomalie climatiche risultano deboli, e limitate a regioni circostanti il Pacifico, quali il Sud America, gli Stati Uniti occidentali, l’Oceania.
E’ anche favorita la formazione di tifoni sul Pacifico, in quanto sfrutteranno il maggiore calore disponibile sulla superficie oceanica.
E per l’Italia?
Statisticamente, un fenomeno del Niño è correlato ad una maggiore attività dell’anticiclone di origine africana, che tende ad espandersi sull’Italia e l’Europa nel periodo estivo.
Ma tale attività dipende, appunto, dalla forza del Nino; con un fenomeno debole è prevedibile anche una debole attività anticiclonica, anche se potrebbe essere significativa.
In ogni caso, per esservi un fenomeno del Nino l’anomalia della temperatura delle acque equatoriali del Pacifico deve essere superiore a +0,5°C.
Attualmente siamo a +0,3°C, il Niño appare estremamente debole, dunque appare difficile che possa influenzare la prossima estate mediterranea.