Una svolta culturale, un cambio di prospettiva che adegua gli standard climatici alla realtà del XXI secolo. Si potrebbe sintetizzare in questo modo il messaggio lanciato da MeteoSvizzera, che la mattina del 7 marzo ha presentato le nuove norme climatiche 1981-2010, dopo un’anteprima a Berna il 22 gennaio. L’incontro, nella rinnovata sede di Locarno Monti, è stato condotto da Marco Gaia, direttore del Centro regionale sud, e da Fosco Spinedi, specialista di climatologia. «Siamo tutti d’accordo sul riscaldamento intervenuto in questi anni – ha sottolineato Gaia – ma il pubblico non specialista si domanda: rispetto a cosa?». In accordo con le indicazioni della World Meteorological Organisation, MeteoSvizzera ha dunque adeguato i riferimenti all’ultimo trentennio, che si affiancheranno, ma non sostituiranno in modo definitivo, quelli del 1961-’90. La necessità di disporre d’un parametro omogeneo nella definizione delle tendenze climatiche, da Spinedi è stata illustrata con una significativa slide (vedi immagine sotto).
Si tratta della regione del Lago di Costanza che, nel luglio 2012, ha registrato una temperatura media di 18,3 °C ma che, per Svizzera, Germania e Austria, ha avuto tre diversi scostamenti dalla norma, derivanti appunto dalle differenti basi statistiche in uso. È chiaro come, in tempi in cui la questione climatica viene quotidianamente affrontata dai mezzi di comunicazione nelle più disparate direzioni, questa disomogeneità non faccia altro che accrescere la confusione su un argomento che si può, con buone ragioni, definire sensibile, e su cui i governi sono spesso chiamati ad assumere decisioni che hanno un impatto sociale ed economico per la popolazione e per l’industria. D’altro canto, componendo l’insieme climatico della Svizzera, derivante dalle 12 stazioni di riferimento (un gruppo ristretto rispetto all’intera rete di MeteoSvizzera, ma particolarmente affidabili ed estese nel tempo), e calcolando lo scarto dalla norma 1961-’90 di ogni singolo anno, si ricava un quadro di questo tipo (vedi immagine).
Nell’illustrarlo, pur partendo dall’esempio di Lugano, Spinedi ha fatto notare come, dal 1864 al 1920, si riscontri una fase più fredda della norma, cui segue un periodo più variabile, ma sostanzialmente stabile, fino al 1985, per giungere all’ultimo trentennio, decisamente più caldo. Se però il quadro d’insieme viene confrontato con la norma 1981-2010, le cose cambiano drasticamente.