“Nèbia bàsa, bel temp a làsa” (nebbia bassa, bel tempo lascia):
E’ frequente, in tutto il periodo freddo, soprattutto in regimi anticiclonici, che i colli siano inondati di sole e alcune conche e valli interne avvolte da nebbie, specie notturne e mattutine, anche con notevoli inversioni termiche.
Sulla nebbia alta, invece, non mi risulta che ci siano detti o proverbi, forse perché è di interpretazione più incerta, in quanto le nubi basse (nebbia alta) dalle nostre parti possono essere sia foriere o accompagnate da sistemi perturbati, sia associati a particolari regimi anticiclonici (quando arrivano correnti fredde da est).
Alcuni centri dell’Alta Langa sono poi soggetti a nebbie ricorrenti dovuti a microclimi particolari: ad esempio, Mombarcaro (900 m s.l.m.), sullo spartiacque tra le valli Belbo e Bormida, è sovente avvolto da un cappuccio di nebbia, talvolta anche nelle mattinate e serate estive, essendo punto d’incontro tra correnti marittime e correnti provenienti dall’interno.
“La splura à porta barlèt” (l’arsura porta il bariletto):
Si dice che quando il cielo è troppo terso e, per esempio, dalle colline che sovrastano Dogliani, la visuale spazia su tutta la Granda, da Mondovì a Bra, e su tutto l’arco alpino occidentale dal Mindino (Alpi Liguri, sopra Garessio) al Rosa, il tempo stia per volgere al brutto nel giro di pochi giorni.
Un parziale fondamento scientifico del proverbio può trovarsi, a mio parere, nel fatto che il cielo molto terso è indice di correnti forti in quota, e quindi indici di configurazioni meteorologiche evolutive (anche se non necessariamente verso il maltempo!)
“Su s’nsraigna d’neuc, u dura tant paid n’oeuv coeuch” (Se si rasserena di notte, dura come un uovo cotto):
Secondo questo proverbio, quando si rasserena di notte, il bel tempo dura poco, cioè come un uovo cotto (che verrà presto mangiato!)
Proverbio valido durante i periodi di instabilità estiva, per cui, a fronte di rasserenamenti notturni, con il calore del giorno riprende l’attività temporalesca.
“Se la l-na l’a u reu, o vent o breu” (Se la luna ha l’alone, o vento o brodo (pioggia)):
Anche questo proverbio ha un certo fondamento scientifico: l’alone attorno alla luna è provocato da nubi alte e sottili, cirri o cirrostrati, che in genere o precedono sistemi perturbati (e allora sta per arrivare la pioggia), o sono causati da masse di aria in movimento ad altezze notevoli, per cui possono portare vento (almeno in quota!)
“Natàl n’tl puvràs, Pasqua n’tl pautàs” (Natale con la polvere, Pasqua nel fango):
Natale col bel tempo porterà Pasqua con la pioggia.
E’ difficile trovare un fondamento scientifico a questo proverbio (forse con le analisi meteo relative alle tendenze stagionali, ma su questo argomento sono poco preparato). Gli anziani, però, assicurano che esiste una notevole correlazione tra Natale al secco e Pasqua bagnata.
“Su fiòca s’la foeuia, l’invarn a da nan noeuia” (Se nevica sulle foglie, l’inverno non dà noia):
Anche questo proverbio necessiterebbe di analisi stagionali, ma nella mia esperienza ho trovato alcune conferme empiriche di inverni cominciati con nevicate precoci e stagioni poi complessivamente miti.
Tuttavia, non saprei se tra i due fenomeni c’è un legame, oppure sono semplicemente aspetti di un medesimo trend: negli ultimi anni, sta di fatto che, almeno a Dogliani, quando c’è stata la comparsa fugace della neve a novembre, è stata seguita poi da inverni abbastanza poco nevosi e viceversa (nel 2003/2004, la prima neve è arrivata a gennaio, ma a fine febbraio c’è stata una bella nevicata con accumulo di 70cm in paese e 100cm circa sulle colline attorno; quest’anno c’è stata una modestissima spolverata a fine novembre e poi una modesta nevicata con pochi cm di accumulo a S. Stefano, già fusa…chissà…).
“D’invarn, u lù a l’ai mangiane gnun” (Di inverni, il lupo non ne ha mai mangiati nessuno):
Effettivamente il mio paese (come tutti quelli delle Langhe e del Cebano-Monregalese) non ricorda, a memoria d’uomo, alcun inverno senza neve (magari in quantità modesta, ma pur sempre visibile) e gelo.
Quest’anno, nonostante le bizze del vortice polare, abbiamo già ricevuto due spruzzatine di neve rispettivamente il 25 novembre e il 26 dicembre, e la temperatura sul mio balcone, nei giorni precedenti il Natale, è stata per alcuni giorni con minima sui -7 (dovuta a inversioni termiche, essendo a 300 metri di altezza, in una valle circondata da colline sui 600/700 m.), massima sui + 4 e media sugli 0 gradi, con conseguente discreta gelata persistente fino a Natale del torrente Rea, che mi scorre proprio sotto casa.
“Su fiòca mnù, ai nu vèn n’cù” (Se nevica minuto, ne viene molta (fino alla vita)):
La neve fine, di solito asciutta e persistente, di solito si accumula maggiormente della neve molto larga (i cosiddetti pataràs d’mars, cioè i grandi fiocchi delle nevicate di marzo, umidi e pesanti).
“Se au giòbia u su u’s cugia cun el capèl ‘n testa, u pioeuv prima cu sia festa” (Se al giovedì il sole tramonta col cappello (nuvole) sulla testa, pioverà prima della domenica):
Statisticamente, dalle nostre parti il proverbio funziona abbastanza in tutte le stagioni, in quanto le nuvole ad Ovest possono preannunciare perturbazioni in arrivo da Ovest o, d’estate, un aumento dell’attività temporalesca sulle Alpi Cozie e Marittime, che nel giro di qualche giorno, può estendersi anche alla pianura cuneese e alle Langhe.
“Se ‘l Bric u l’a ‘l capèl, o u fa brut, o u fa bel” (Se il Bricco (il Monviso) ha il cappuccio di nuvole sulla vetta, o fa brutto o fa bello):
Sembra un proverbio burlone o quanto meno poco serio, ma in realtà anch’esso è scientificamente fondato.
Il cappuccio di nubi che avvolge il Monviso può essere, di solito, infatti, essere provocato da due cause completamente diverse:
1) situazione di venti tesi da ovest/nord-ovest, con forte maltempo sul versante francese, ma situazione di foehn e tempo bello sul nostro versante piemontese.
2) venti meridionali (scirocco o libeccio) che precedono l’arrivo di una perturbazione da ovest; in questo caso il cappuccio preannuncia maltempo.
E’ indispensabile osservare la direzione in cui viaggiano le nubi che si addensano sulla vetta (nel primo caso arrivano da nord-ovest, nel secondo da sud)
Sperando di non avervi annoiato troppo (e scusandomi per il dialetto usato, quello delle Langhe meridionali, un piemontese con influenze liguri), mi auguro invece di aver ravvivato la curiosità e l’amore di ciascuno per la propria terra. Chissà che a qualcuno non venga in mente di inviare i proverbi e detti meteo della sua zona; sarebbe anche questo un modo per conoscere le nostre terre e il ruolo, troppo spesso trascurato, tra saggezza popolare dei nostri vecchi e scienza moderna.