Si è già discusso in vari editoriali del come e del perché i periodi di tempo relativamente stabile vadano a costituire un elemento di normalità e statistica meteorologica. E proprio da tali argomentazioni si è tratto un “idioma” riscontrabile nelle cosiddette “secche di gennaio o invernali” che dir si voglia. Certo osservando i modelli in questi giorni, ad un occhio distratto potrebbero non risultare importanti spunti di riflessione.
Tuttavia, a ben vedere, i movimenti che paiono prospettarsi in un futuro non troppo lontano sembrano alquanto interessanti e orientati ad un ritorno a condizioni più marcatamente invernali. Essendo l’arco temporale ancora troppo vasto necessitano conferme importanti ma anche sulla base di evoluzioni simili verificatesi in passato sembrerebbe che la normale pausa attualmente in essere rappresenti una sorta di trampolino di lancio verso un fine gennaio marcatamente freddo.
Si badi bene che quel che viene scritto è solo una possibilità tra le tante. Certo è che tra gli anni 70 e 80 tali condizioni atmosferiche erano la base per eventi che poi avrebbero assunto caratteristiche di storicità. Ma entrando nel dettaglio di quella che sarà la previsione per i giorni avvenire, si può sicuramente affermare che almeno fino all’inizio della nuova settimana avremo delle condizioni meteo contraddistinte da un promontorio anticiclonico disteso su gran parte dell’Europa centro occidentale e con importante influenza fin sulla nostra penisola.
E a tal proposito le varie analisi modellistiche precedenti hanno trattato nel dettaglio tutto quel che riguarda i fenomeni di inversione termica che si sarebbero o si potranno verificare su gran parte delle regioni del nord e col resto della penisola che vedrà perlopiù condizioni di tempo stabile e soleggiato (a parte qualche disturbo in quota che si avrà nel corso dei prossimi tre giorni per via di una leggera ondulazione del getto polare in direzione della penisola greca e Turchia).
Ma vista la monotonia da molti riscontrabile in una situazione di tal tipo, preme certamente inoltrare lo sguardo verso quelli che potrebbero essere i movimenti barici su scala continentale nel corso della prossima settimana. Attualmente è possibile riscontrare sia un significativo indebolimento del vortice polare sia una perdita di geopotenziale dell’alta oceanica in prossimità delle coste portoghesi. Tra le due la prima situazione dovrebbe risultare determinante per una rottura (ad opera di una possibile azione concomitante di un blocco bicellulare di alta pressione tra l’oceano Pacifico e quello Atlantico) del vortice a carattere freddo in due minimi (split del vortice polare) la cui direzione di spostamento sarà oggetto di approfondimenti nel corso delle prossime analisi.
Ad oggi risulta fondamentale sottolineare l’importanza che potrebbe assumere un evoluzione di tal tipo in quanto il cuneo altopressorio attualmente situato sull’Europa centro occidentale potrebbe trovare nuovamente campo libero in una spinta dinamica verso latitudini alquanto settentrionali. E considerato l’enorme lago freddo venutosi a costituire in tali zone, potrebbe pilotare verso sud aria molto fredda inizialmente di origine artico marittima (spinta in direzione della Groenlandia) ma successivamente a maggior componente continentale (successiva rotazione dell’alta pressione con direttrice orientata maggiormente verso est).
Giunti a questo punto dell’analisi preme ricordare come il tempo che ci separa da tale possibile evoluzione è ancora tanto. Si ricordi sempre che quelle che si tracciano a lungo termine sono delle tendenze o linee generali che andranno affinate man mano che ci si avvicina in prossimità dell’evento. Tuttavia l’analisi proposta si basa su un’attenta analisi integrata, prendendo in considerazione non soltanto i movimenti riscontrabili nella bassa atmosfera ma anche su quel che viene visto su base troposferica. Pertanto in conclusione si può affermare che dopo tale pausa di stabilità atmosferica tutto (in base alle ultime proiezioni modellistiche) lascerebbe propendere per un ritorno a condizioni marcatamente invernali sul bacino del Mediterraneo.