Tempo fa proponemmo un’analisi didattica che spiegò il perché l’Italia fosse interessata da un regime piovoso “old style”, oceanico. Era l’11 di gennaio, le perturbazioni giungevano sul Mediterraneo ad intervalli quasi regolari, le piogge cadevano ben distribuite, coinvolgendo soprattutto i versanti occidentali. Tornava la neve, copiosa, sulle Alpi, anche se a quote medio alte. Un tipo di tempo che definimmo autunnale e ne analizzammo le cause. Per chi volesse ripercorrere quella fase, il link all’editoriale è il seguente: https://www.meteogiornale.it/reportages/read.php?id=2992.
Or bene, passato un mese inevitabilmente abbiamo assistito ad un cambio circolatorio. Esprimemmo difatti dubbi sulla durata di quella fase piovosa, visto che il trend degli ultimi anni non era certo quello dei semestri freddi passati. Dubbi suffragati di li a breve, con l’inverno che, finora, non ha certo eccelso dal punto di vista del freddo. Considerazioni valide per la nostra penisola, perché in altre parti del mondo, specie ad oriente, la stagione invernale può essere considerata storica.
Ma chi ci segue quotidianamente saprà che il periodo mensile in essere vedrà condizioni climatiche invernali. Non tanto per le precipitazioni, limitate al solo sud e perlopiù deboli, quanto per la matrice del flusso d’aria in ingresso sul Mediterraneo. Venti in prevalenza nord orientali, che scorrono dalla Russia europea verso sud, adagiandosi all’interno di una vasta lacuna gelida ellenica ma capaci di penetrare sui nostri mari. Un canale che sfrutta la presenza, in sede europea, di un imponente sistema anticiclonico che abbraccia settori occidentali, centrali e nord orientali. Ed allora è interessante comprendere il perché di tal tipo di circolazione. Tralasciando le dinamiche stratosferiche, senza dubbio fondamentale ma di non facile comprensione per i non addetti ai lavori, vediamo la disposizione dei principali attori barici sullo scacchiere continentale.
Per far ciò utilizzeremo mappe meteorologiche relative ad una quota di riferimento di 500 hPa. Per poter comprendere il significato di tal quota, rimandiamo ad un altro editoriale scritto recentemente, visibile al link https://www.meteogiornale.it/reportages/read.php?id=3041. Sarà utile comparare perlomeno due mappe relative a diversi momenti temporali, concernenti comunque la fase invernale suddetta.
La prima immagine, GFS su elaborazione MTG e relativa alle ore 06Z di domani, identifica il posizionamento di alcune fondamentali figure bariche. Quel che balza facilmente all’occhio è la presenza di un vasto sistema anticiclonico che dalla penisola iberica, ove è presente la radice mite subtropicale, raggiunge la Scadinavia e parte della Russia europea. Valori di pressione compresi tra 1030 hPa e 1040 hPa, geopotenziali evidenziati dalla colorazione tendente all’arancione.
Se volgiamo lo sguardo sia ad est che ad ovest possiamo notare invece due aree segnate da una colorazione gialla, ma più tenue. Siamo in presenza di due distinte azioni cicloniche, in quota. Perché se andiamo a valutare la pressione al suolo ci rendiamo conto che i valori non scendono mai al di sotto dei 1010 hPa, registrati in Atlantico. Ed è proprio all’Atlantico che dobbiamo guardare, perché la presenza di quella circolazione depressionaria in quota, testimoniata da altezze di geopotenziale sino a 544 dam (contro i 560 in territorio continentale), è elemento essenziale per il mantenimento del blocco anticiclonico europeo. Un’area ciclonica che richiama aria mite dal nord Africa, con rafforzamento della spinta dinamica anticiclonica e della radice subtropicale su penisola iberica.
Affinché l’analisi risulti completa, è bene raffrontare la mappa suddetta con quella relativa alle ore 06Z del 15 febbraio. Un salto di 144 ore, ma l’osservazione, anche per i più distratti, pone in evidenza dei punti in comune. Elementi che giustificano il mantenimento di condizioni climatiche invernali sul Mediterraneo centro orientale.
E’ vero, vi sono alcune differenza sostanziali, ma le dinamiche restano pressoché immutate. Prima di tutto, in Oceano, distinguiamo un’ampia goccia fredda, in quota, con altezze di geopotenziale pari a 544 dam. Nonostante i valori pressori al suolo, non inferiori ai 1010 hPa, la condizione depressionaria perpetua l’alimentazione mite al complesso anticiclonico su Europa centro occidentale.
Sistema stabilizzante che mostra a sua volta una maggiore componente settentrionale, in spinta dinamica verso la Groenlandia. Lungo il suo fianco orientale si nota un altrettanto possente ciclone gelido di estrazione artica, tendente a continentalizzarsi sulla Russia europea e pilotare un nucleo di aria fredda verso la Grecia. Circolazione che sulle nostre regioni permarrebbe mediamente orientale, in scorrimento lungo il settore di levante dell’alta pressione europea. Con valori termici tutto sommato invernali.