Il perdurante anticiclone, che concentra l’aria fredda nei bassi strati, non è certo la situazione auspicabile in questa parte ormai conclusiva dell’autunno. Una stagione certamente segnata dalla siccità ed ora l’anticiclone ha riportato il caldo fuori stagione in alta quota, che va ad aggravare una situazione già deficitaria per la neve e per i ghiacciai. Va detto che siamo in buona compagnia: questa prima metà di novembre è stata particolarmente calda anche sulle aree nordiche europee: basti pensare che è stato annullato il secondo appuntamento stagionale della Coppa del mondo di sci alpino, che si sarebbe dovuto svolgere a Levi, in Finlandia, gli scorsi 12 e 13 novembre. La mancanza di neve non ha lasciato alternative e, con essa, anche le temperature insolitamente elevate.
Tornando alle nostre Alpi, la fase molto perturbata d’inizio novembre ha regalato abbondanti nevicate, ma solo in alta quota in genere oltre i 2500 metri d’altezza. Va detto che le nevicate più significative hanno interessato i settori prealpini mentre, invece, per effetto foehn non hanno assolutamente colpito i versanti esteri, dove lo scenario attuale appare ben più grave e critico rispetto ai nostri confini: la Svizzera in particolare sta risentendo di questa pesante anomalia e non si registrano precipitazioni particolari degne di nota da ormai un mese. La mancanza di neve costringe diversi impianti sciistici a rinviare l’apertura.
Le temperature medie della prima metà del mese hanno variato tra i 3 e i 7 gradi, ben al di sopra di quelle solitamente registrate a novembre. In alcuni luoghi i valori sono stati estremi: a Glarona il 5 novembre il termometro ha toccato i 24,1 gradi. Si tratta delle temperature più alte mai registrate sulla regione dal 1958. Come già detto, al caldo eccezionale va poi aggiunta la siccità: le ultime precipitazioni intense a nord delle Alpi risalgono infatti al 19 ottobre, come precisato da SF Meteo, il Servizio Meteorologico della Tv Svizzera.
La combinazione di questi due fattori pesa non poco sul settore turistico: in alcune località i cannoni da neve non possono essere messi in funzione in quanto anche nella notte la colonnina di mercurio non scende al di sotto dello zero. Solo oltre i 3000 metri si è potuto ricorrere all’innevamento artificiale. E in Italia si cerca di limitare i danni attraverso l’uso dei teli geotessili protettivi: solo grazie a questi in qualche località si è potuta già aprire la stagione sciistica: sul Ghiacciaio del Presena le piste hanno potuto aprire con grande anticipo, grazie a questi teli che soprattutto in estate hanno consentito una protezione moto efficace del ghiacciaio.