Vogliamo catalogarli, riportarli alla luce, affinché il passato sia da monito per le scelte future. Ci scusino coloro i quali non troveranno episodi capitati nel loro territorio, l’articolo ha come scopo principale quello di ridestare l’attenzione su una piaga – perché tale deve essere considerata – che nell’ultimo decennio ha scosso con forza migliaia e migliaia di Italiani.
A volte si sente dire che il rischio idro-geologico è maggiore al Sud piuttosto che nel Nord del Paese. Ma analizzando i singoli eventi ci si rende conto che quando piove, in modo scriteriato, non importa che sia il Settentrione o il Mezziogiorno. Le ferite inferte a un territorio sin troppo fragile sono profonde, latenti, talvolta croniche proprio come una grande piaga.
Il 9 Settembre del 2000 ci fu la tragica alluvione a Soverato, in Calabria, ove venne spazzato via un intero campeggio. Le vittime furono 12. Appena un mese dopo, tra il 13 e il 16 di Ottobre, il Piemonte fu investito da piogge torrenziali che che ingrossarono a dismisura il Po e vari affluenti, coinvolgendo anche la Valle d’Aosta, la Liguria e la Lombardia. Ci furono 23 vittime, 11 dispersi e 40 mila sfollati.
Il 23 Settembre 2003 fu la volta di Carrara, in Toscana. Si trattò di un violentissimo nubifragio, che causò 2 vittime.
Il 29 Maggio 2008 le piogge torrenziali causarono una colata di detriti nell’alveo del Rio Cassarot, presso Villar Pelice in Provincia di Torino. La colata investì la Borgata Garin, spazzando via un’abitazione e danneggiandone altre 3. Le vittime furono 4.
Il 18 Luglio del 2009 fu la volta del Veneto. Nel Bellunese, precisamente presso Cancia, nel comune di Borca di Cadore, e nei paesi di Valesella, San Vito di Cadore, e Acquabona, uno smottamento di circa 60 mila metri cubi coinvolse un versante del Monte Antelao e la frana si riversò a valle. Le vittime furono 2. Il 1 Ottobre di quello stesso anno vi fu la tragedia del Messinese: la frazioni Giampilieri, Altolia e Briga Superiore – nel Comune di Scaletta Zanclea – furono investite da una serie di frane che provocarono la morte di 36 persone.
E siamo al 2010. Il 9 Settembre ci fu l’alluvione ad Atrani, in Provincia di Salerno. L’esondazione del torrente Dragone provoca la morte di una persona, oltre ad ingenti danni anche nei Comuni di Scala, Ravello e Tramonti. Il 4 Ottobre fu la volta della Liguria: Genova, Varazze e Cogoleto. Caddero 400 mm nelle alture di Genova, che provocarono l’esondazione del torrente Chiaravagna. Ci fu una vittima. A poco meno di un mese di distanza, 1-2 Novembre, gran parte del Veneto fu colpita da un evento alluvionale eccezionale: nel solo Vicentino caddero 540 mm in sole 24 ore. Le vittime, fortunatamente, furono solamente 2 ma circa 500 mila persone furono coinvolte in qualche modo dall’evento e 200 mila capi di bestiame persero la vita.
Il 3 Marzo 2011, qualche mese fa, toccò alle Marche e alla Romagna. Ci fu l’esondazione, o la piena, dei fiumi Vomano, Tronto, Ete, Chienti, Fiastra, Esino, Misa e altri corsi d’acqua minori. La frazione di Casette d’Ete, nel comune di Sant’Elpidio a Mare, è la più colpita. Le vittime furono 5.
Ora, nell’anno in corso vi sono stati altri episodi alluvionali. L’ultimo in ordine di tempo è quello che ha coinvolto la Capitale ed anche allora perse la vita un giovane padre di famiglia. Un anno che non è ancora terminato e si va incontro al periodo più piovoso dell’anno. La speranza è che il tempo sia più clemente. Pioverà, certo, e si comincerà domani, ma che lo faccia con raziocinio, senza eccessi. Chi di dovere abbia a mente quanto accaduto nel recente passato. Perché la storia insegna, o almeno dovrebbe.