Le alluvioni che hanno devastato dall’estate vaste zone della Nigeria sono le più gravi degli ultimi decenni, con evidenti ripercussioni sulla situazione economica e sociale del paese: la produzione petrolifera nigeriana di ottobre è scesa ai livelli minimi degli ultimi due anni e mezzo. La vera emergenza riguarda la popolazione colpita dall’alluvione: oltre ai morti ed ai feriti, sono infatti 2.1 milioni le persone che hanno bisogno di urgente assistenza in quanto completamente carenti di elementi vitali come l’acqua, i servizi igienico-sanitari ed il cibo. L’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA) ha lanciato un appello: servirebbero 38 milioni di dollari per rispondere all’emergenza causata dalle diffuse inondazioni.
Oltre due milioni di persone sono state cacciate dalle loro case dalle acque del fiume Niger: la maggior parte degli sfollati vive con le comunità di accoglienza, alcuni sono in campi adibiti ad insediamenti e altri in edifici pubblici come le scuole. Il disastro solleva un altro grosso problema, oltre alla mancanza di cibo: il maggiore rischio, dopo le alluvioni, è quello di una diffusione di epidemie, proprio perché la maggior parte delle persone colpite dispone di un accesso limitato all’acqua potabile e ai servizi igienici. Molte malattie potrebbero essere trasmesse dalle zanzare, attese proliferare in modo abbondante a causa delle acque stagnanti in vasti territori a seguito delle alluvioni. Nella foto in basso le case allagate a Toru-Orua in Sagbama.