Il disastro naturale fra la Liguria e l’Alta Lunigiana è ancora tutto da calcolare: da brividi il paesaggio spettrale, tra l’altro relativamente vasto, completamente stravolto dalla ferita alluvionale, una tragedia immane che vede purtroppo l’inevitabile tributo di vite umane, con 6 vittime accertate ed una decina di dispersi, i cui corpi introvabili potrebbero essere stati trascinati in mare dal fango. Questa volta c’entra davvero ben poco l’incuria umana, la pioggia caduta è stata di una quantità talmente eccezionale da poter far ben poco per impedire una catastrofe, che naturalmente poteva essere ancor più grave in caso di coinvolgimento fra le zone più colpite dei maggiori e popolosi centri abitati come La Spezia.
Le alluvioni di questa portata in Liguria (ma anche sull’Alta Toscana) non sono purtroppo una novità, anche se un evento di quest’intensità (ricordiamo che sono cadute punte di oltre 500 millimetri in appena 6 ore, con picchi estremi di 300 mm in 3 ore) va considerato decisamente raro. Quello che preoccupa è la ripetitività in tempi recenti d’eventi così estremi in Liguria: l’anno scorso erano state colpite Varazze, Cogoleto e il ponente di Genova, quest’anno le Cinque Terre e la media Val di Vara, senza poi contare che solo un mesetto fa era toccato alla zona del Tigullio (Rapallo, Chiavari, Lavagna) subire piogge di 400 mm ma in un arco temporale più ampio, circa 12 ore, che aveva reso meno drammatica la situazione.
Si tratta dunque di episodi che sulla Liguria costiera e nel suo immediato entroterra si ripetono con una puntuale e quasi raccapricciante regolarità. Le conseguenze dell’evento odierno sono ben peggiori di quello dello scorso anno, ma d’altronde anche l’eccezionale acqua caduta è stata di proporzioni maggiori. Ma da cosa è potuta nascere una “bomba d’acqua” così esplosiva? Come già accennato, a portare precipitazioni torrenziali così prolungate è stato un sistema temporalesco a mesoscala autorigenerante con la tipica temibile forma a V che si è allungata dal mare verso la costa e l’immediato entroterra dello spezzino. Come sempre l’orografia gioca un ruolo determinante nel permettere lo stazionamento per ore della cella convettiva sempre nel medesimo posto.
Ovviamente non conta solo l’orografia: questo sistema temporalesco è andato ad incastonarsi in una zona di forte convergenza e contrasto nei bassi strati fra le correnti sciroccali tiepide e molto umide che investivano in risalita l’estremo Levante Ligure e quelle più fredde da nord (tramontana scura) d’estrazione padana che sfociavano in mare attraverso i valichi del genovese e savonese. E’ una situazione che peraltro si verifica abbastanza spesso nelle evoluzioni perturbate sul bacino ligure, ma la pericolosità sopravviene solo quando la situazione rimane bloccata in un certo equilibrio per tempi relativamente lunghi (almeno per la tipica dinamicità meteo a cui siamo abituati nelle evoluzioni perturbate) fra i vari flussi al suolo in quota.
L’elevata energia potenziale a disposizione ed il wind shear positivo, ma anche la divergenza dei flussi alle quote superiori della troposfera, hanno consentito il mantenimento in vita della struttura temporalesca, che ha così massacrato con altissimi “rain rate precipitativi” le stesse zone. Un mix davvero micidiale dove sono venuti a convergere tutta una serie di fattori che non hanno fatto altro che esaltare la furia del sistema ad alto potenziale energetico. Questa feroce fase di maltempo è venuta meno solo nel momento in cui è transitato il fronte principale legato alla saccatura atlantica, seguito dalle correnti post-frontali di provenienza sud/occidentale che hanno sbloccato quell’immobilismo che teneva costantemente alimentata la struttura temporalesca a V. Il rallentamento del fronte, che procedeva in direzione E/NE, è stato peraltro indotto anche dalla forzante dell’orografia alpina.
Infine, una domanda sorge spontanea: l’evento così estremo era in qualche modo prevedibile? Ad onor del vero, alcuni modelli LAM (ad altissima risoluzione) avevano individuato quasi nel dettaglio la possibile evoluzione di un sistema temporalesco così cattivo sul Levante Ligure, ma certo senza individuare una mole d’acqua di quest’eccezionalità. Per quanto si stiano facendo continui progressi nella previsione di questi eventi meteo estremi, che potenzialmente possono degenerare in alluvioni lampo, non è comunque possibile individuare in anticipo la zona precisa che potrà essere travolta da certi eventi. Di sicuro, si potranno fare passi avanti sulla prevenzione predisponendo strumenti sempre più adeguati per tutelare il più possibile almeno le vite umane.