Il vasto promontorio anticiclonico di matrice afromediterranea sta raggiungendo la fase di massima espansione verso la nostra Penisola, tanto che il cielo delle regioni centro-meridionali appare sempre più lattiginoso, a causa della presenza ingombrante di pulviscolo sahariano che viene richiamato alle quote superiori dell’atmosfera dalle correnti che si attivano dall’entroterra algerino.
Infiltrazioni umide sud/occidentali, in scorrimento sul bordo occidentale della campana anticiclonica, lambiscono a tratti le regioni settentrionali. Questa mattina alcune celle temporalesche hanno interessato una fascia ristretta fra l’Alto Piemonte, il Canton Ticino e la Zona Laghi, per via del transito della coda di una linea di convergenza sviluppatasi nella notte e maggiormente attiva appena a nord dell’Arco Alpino.
L’immagine del Satellite si riferisce alle prime ore di questa mattina, quando ancora i residui dell’attività temporalesca autorigenerante si attardavano ai confini tra il Canton Ticino ed il Varesotto. Queste due aree sono state quelle maggiormente colpite dalle precipitazioni, che hanno raggiunto intensità da alluvione lampo, in quanto concentrati in un ristretto lasso temporale. In base ai dati della rete di rilevazione meteo del Centrometeolombardo, sono stati registrati ben 175 mm a Porto Ceresio e 104 mm a Varese Avigno.
Si è trattato di veri e propri nubifragi che, in quanto accaduti in zone non particolarmente popolate, non hanno certamente fatto notizia come accaduto per alcuni violenti temporaleschi accaduti di recente in grandi città come Roma e Milano. La fenomenologia è stata probabilmente accentuata da una congeniale configurazione orografica che ha attratto masse d’aria umide dal catino padano, ma probabilmente ha avuto la sua importanza anche il contributo umido dei Grandi Laghi della zona. Non sono mancati ingenti danni, tanto che il Governatore della Regione Lombardia ha richiesto lo stato di calamità naturale per i territori del varesotto colpiti dai nubifragi.
Questi temporali erano attesi, anche se naturalmente non sono certamente prevedibili eventi precipitativi estremi a scala ristretta. Tuttavia, le precipitazioni sono riuscite a sconfinare, un po’ a sorpresa, verso le pianure piemontesi e la Liguria, interessando anche alcuni tratti costieri. Rammentiamo che il passaggio temporalesco di questa mattina fa capo ai piccoli cavi d’onda che trasportano impulsi instabili lungo il binario di correnti sud/occidentali che interessano la fascia centro-occidentale europea, laddove vi è una zona di demarcazione fra l’aria calda afro-mediterranea e quella più fresca convogliata dalla circolazione depressionaria bloccata sulle Isole Britanniche.
Il bel tempo resta invece protagonista sulle restanti zone dell’Italia (a parte velature fra Sardegna e Tirreno), ma c’è un gran sereno anche tra Europa Orientale e i Balcani, laddove si spingono le propaggini settentrionali del cuneo altopressorio subtropicale. Le temperature non hanno raggiunto per il momento livelli particolarmente elevati, superando i 36-38 gradi solo in alcune località interne, specie in Sardegna. A creare più disagio è però l’afa, specie lungo vaste zone costiere con temperature di rugiada (punto di saturazione dell’aria) addirittura superiori ai 25 gradi. Il mare non riesce quindi più a determinante un deciso beneficio, in questa fase quasi culminante dell’ondata di calore.
Fra domani e dopodomani avremo i picchi massimi dell’onda di calore, che precederanno il drastico affondo instabile previsto giungere venerdì al Nord. L’ingresso del fronte freddo appare talmente repentino, che potrebbero verificarsi fenomeni decisamente di forte intensità. Quel che accaduto oggi potrebbe quindi essere solo un piccolo antipasto.