In meteorologia parliamo spesso di corrente a getto o jet stream, che non è altro che un flusso d’aria molto potente in alta quota che fluisce velocemente seguendo le dinamiche connesse al Vortice Polare. Tale flusso scorre nell’atmosfera terrestre a circa 11 chilometri di quota, subito al di sotto della tropopausa.
In genere queste correnti a getto si presentano come un “nastro” e si spostano mediamente da ovest verso est nell’emisfero boreale e possano raggiungere delle intensità davvero notevoli, con il vento a quelle quote che può spirare anche ad oltre 300 km all’ora.
La corrente a getto è fondamentale in meteorologia, ma è sfruttata anche dall’aviazione civile e militare, in quanto gli aerei in volo, sfruttando la corrente a getto, possono trarne un notevole benificio. Quando l’aereo vola seguendo la stessa direzione della corrente a getto, si genera una spinta.
Immaginiamo un atleta che corre con il vento a favore, sarebbe un aiuto non da poco. La stessa cosa avviene in atmosfera con un vento chiaramente potentissimo tal modo la velocità degli aerei aumenta, consentendo di accorciare le tratte e di risparmiare il carburante.
Nella giornata del 19 febbraio un potente jet stream d’alta quota scorreva dagli Stati Uniti nord-orientali verso l’Atlantico e l’Europa. Un volo di linea, in viaggio da Los Angeles a Londra, ha sfruttato questa corrente a getto che era particolarmente intensa rispetto alla norma.
L’aeromobile ha così toccato il picco di velocità di ben 1289 km/h e, a conferma dell’eccezionale dato, basti pensare che quel Boeing 787-9 può raggiungere una velocità massima di 900 km/h. In sostanza, tutto il surplus è stato merito delle corrente a getto, che evidente aveva una velocità di quasi 400 orari.
L’aereo ha superato la velocità del suono a terra, ma non c’è stato alcun effetto. La velocità del suono è infatti relativa e l’aereo non ha sfondato il muro del suono, poiché si è mosso a una velocità inferiore a quella del suono all’interno della corrente che ha attraversato.