In situazioni di calma atmosferica come quella che ci accompagna da qualche giorno (e che continuerà nei prossimi) si legge sempre più frequentemente, e da più parti, tutto il pessimismo riguardante il proseguo dell’inverno mediterraneo. Ancor di più si punta lo sguardo verso altri lidi con l’invidia di un’evoluzione che in ben altri climi rappresenta la quasi normalità invernale. Ed allora ci si dimentica di essere nel paese mediterraneo per antonomasia. Un paese dove il clima sfocia in una miriade di climi locali o microclimi che rendono una previsione non priva di incognite anche in prossimità dell’evento.
Ma la bellezza della meteorologia risiede anche in questi piccoli dettagli. E se un periodo può risultare ai più come noioso, quegli schemi che in molti rigettano rifiutando paragoni con annate passate (in altre circostanze si è parlato di storia che non si ripete) possono ripresentarsi dando effetti talora simili talora alquanto differenti. E così, in un periodo contraddistinto da una fase di stanca atmosferica, le conclusioni su di una stagione nemmeno giunta al giro di boa si sprecano.
Scientificamente non sapremo mai con certezza quel che ci riserverà il futuro nei prossimi giorni. Ci possiamo “limitare” ad osservare ed analizzare con attenzione proiezioni modellistiche alla ricerca di un segnale che possa alimentare la speranza di poter assistere nel breve ad uno sblocco di una situazione che viene definita anomala. E qui ci si potrebbe dilungare con discussioni relative ai periodi di secca invernale (tra l’altro già trattati in una miriade di editoriali e previsioni) e, senza scomodare la storia (in molti ritengono il paragone irriverente visti i cambiamenti climatici riscontrabili da un po’ di tempo a questa parte), arrivare a stabilire che i periodi anticiclonici (che lo si voglia o no) hanno sempre rappresentato una costante della prima metà del mese di gennaio.
Forse in un non tanto lontano passato si vivevano tali periodi con minore “ossessione”. Quando ancora il web non esisteva e si attendeva la fine di un periodo anticiclonico con la consapevolezza che lo sblocco avrebbe portato all’inizio dell’inverno. Quello vero. È risaputo che il tempo ha segnato un cambio talvolta anche radicale delle stagioni ma non sapremo mai se tra quindici giorni verremo catapultati nel gelo o in una primavera anticipata. Solo alla conclusione della stagione si potrà asserire “è stato un vero inverno” oppure “gli inverni di una volta non esistono più”.
Nel frattempo, scrutando aldilà dello spazio temporale che rendono una previsione quasi certa, si possono scorgere segnali di un atmosfera che sembra voler porre fine ad un normale stallo atmosferico. Potranno tornare utili movimenti barici che poco hanno a che fare col nostro continente ed allora i tanto acclamati blocchi anticiclonici potrebbero tramutarsi da speranza a realtà.
La vera certezza risiede nel fatto che il tanto odiato vortice polare non potrà continuare per altri due mesi ad influenzare cosi pesantemente le sorti del tempo a scala continentale. Una sua normale perdita di vigore è preventivabile in tempi non troppo lontani. Almeno che, cosa al momento poco preventivabile, il clima non abbia deciso realmente di mutare e stravolgere radicalmente quelle che sono, da tempi immemorabili, le nostre canoniche quattro stagioni.