In uno dei suoi ultimi editoriale scritti per il MeteoGiornale il giorno 20 del mese corrente, Antonio Pallucca era riuscito ad individuare la giusta tendenza per il week-end pasquale, ne riportiamo qui uno stralcio:
La soluzione, rivisitata tramite l’ elaborazione grafica del modello delle ECMWF, per la data del 27 c.m., vedrebbe un’erosione provocata da aria atlantica in direzione della “struttura portante” dell’attuale anticiclone. Si nota come un cavo d’onda (depressione) sia in grado di guadagnare il Mediterraneo e “chiudere” il colloquio che esisteva tra le due situazioni (matrice e spinta dinamica) che non sarebbe più in grado di congiungersi nel futuro.
L’evoluzione sopra descritta dovrebbe segnare un’importante passaggio e ristrutturazione di tutta la composizione barica sul nostro Continente. Si ipotizzerebbe, quindi, un cella altopressoria “indipendente” ed in rotazione sulla parte settentrionale dell’Europa (tra Islanda e Paesi finnici). Situazione che darebbe agio ad un più franco ingresso di correnti umide provenienti dall’Atlantico, con una più spiccata rotazione antioraria, e crescente instabilità sul settore di ponente della nostra Penisola.
Ma Antonio Pallucca andò oltre e riuscì a prevedere con largo anticipo ciò che sarebbe susseguito a questo impulso atlantico. Riprendiamo un ulteriore altro stralcio dal suo editoriale:
In ogni caso, quello che sembra più significativo, sarebbe la possibilità che impulsi di aria più fredda, provenienti da nord est, potrebbero confluire e contrastare con la non profonda situazione depressionaria ipotizzabile sul medio e basso Mediterraneo, conferendole maggior carattere ciclonico.
L’affermazione di questa ipotizzabile configurazione, nella sua naturale evoluzione, tra la fine del mese e gli inizi del prossimo, ha buone potenzialità di riportare aria fredda sul Mediterraneo centro orientale, segnando una controtendenza soprattutto a livello dei valori termici attuali.
Abbiamo la possibilità di rivolgere qualche domanda al “nostro” Antonio quest’oggi, concernenti le sue tecniche di previsione e come vede l’ulteriore evoluzione meteo della primavera in corso.
MTG – Abbiamo visto come già una settimana fa eri riuscito ad individuare la giusta tendenza. Ci puoi spiegare semplicemente la tua tecnica previsionale? Come utilizzi i modelli disponibili?
A.P. – L’utilizzo di ogni qualsiasi modello, in particolar riguardo alle soluzioni previste sul medio/lungo raggio, ha varie possibilità di lettura. La sola osservazione deterministica, per molti motivi sterile, deve essere sorretta da tecniche interpolative (per ogni singolo modello) e visioni d’insieme (ENS). Tutto questo ovviamente non basta per “filtrare” una previsione che non si presenti particolarmente discostante, sempre nelle grandi linee, dall’evoluzione intravista. A questo primo risultato ottenuto, onde giungere ad una sentesi a “forbice non aperta”, subentra l’applicazione di osservazioni probabilistiche. Tecniche che riescono, tramite osservazioni sulle frequenze medie espresse dalle elaborazioni matematiche (affollamenti in riguardo a configurazioni sinottiche o altro), a ridurre, anche in maniera ragguardevole, il “caos” che risulta dalla pura sintesi di un modello previsionale.
MTG – L’evoluzione che avevi intravisto con largo anticipo sembra dunque confermata. Le correnti atlantiche in assenza della semipermanente d’Islanda lasceranno presto spazio ad una nuova irruzione di aria artica. Da stabilire se l’ingresso sarà dalla Porta della Bora o da quella del Rodano. Alla luce delle ultime emissioni modellistiche e della tua tecnica ed esperienza, puoi sciogliere questa prognosi o dare almeno indicazioni probabilistiche? Per il Nord Ovest in forte deficit idrico l’entrata più occidentale dell’aria fredda potrebbe essere una “manna dal cielo” come si suol dire. Ci sono effettive possibilità che ciò possa accadere?
A.P. – Purtroppo, dato il quasi frequente orientamento, da parte di strutture dinamiche di alta pressione, verso configurazioni allungate e distese lungo i meridiani o inclinate verso nord est, l’orografia del nostro Paese gioca un ruolo determinate. La totale mancanza di una “vivacità zonale” (assenza cronica di uno degli storici motori della natura – semipermanente d’Islanda), lascia spesso spazi troppo aperti a configurazioni anticicloniche in continua evoluzione ed espansione verso nord. Quindi ci troviamo “soggiogati” da uno degli aspetti più importanti che scaturiscono da certe “geometrie bariche”: la disposizione media delle correnti, anche alle medie/alte quote, sembra assumere caratteri sempre più “verticali” e penalizzare dette aree, credo in assoluto, anche per i prossimi anni; ovviamente zone geografiche che si trovano maggiormente sotto vento. Sono anni, salvo rare eccezioni, che il settore di nord ovest (medio-alto Piemonte e parte della Lombardia), soffrono di quegli importanti contributi precipitativi che solitamente avevano luogo durante la prima fase dell’inverno. Pertanto, l’unica “fuga” possibile a detta direzione delle correnti, flussi, rimango i due varchi orografici peninsulari: Porta della Bora e Fossa del Rodano. Anche qui viene a segnalarsi una peculiarità registrata in questi ultimi periodi (osservazione su base quinquennale): la Porta del Rodano, risulta molto più reattiva rispetto a quella della Bora.
MTG – Questa nuova irruzione di aria artica, non potrebbe enfatizzare nuovamente la formazione di un’alta pressione in Oceano in grado successivamente di spingersi verso nord e di produrre un nuovo blocco alle correnti occidentali? E’ possibile intravedere similitudini con la situazione barica dominante durante la seconda parte dell’inverno, o ci troviamo di fronte a qualcosa di diverso?
A.P. – Definire questa situazione come una netta “recrudescenza” invernale, mi sembra non appropriato. Essa risulta , allo stato attuale, più come una decisa incursione fredda dai caratteri non certo persistenti. Quindi mi pare naturale che non si possa “bissare” una situazione passata e che la futura evoluzione segni una disposizione media delle oscillazioni nord atlantiche molto più variabile e consona al periodo di transizione: veloci cavi d’onda seguiti da altrettanti rapidi promontori in area mediterranea, che passo passo, ci condurranno alla maturità della stagione primaverile. Non si intravedono al momento delle “pesanti onde termiche calde”.
MTG – Spostando l’interesse verso la climatologia, come hai già fatto notare, è indubbio che negli ultimi anni le correnti zonali hanno lasciato spazio sempre più ad intensi scambi meridiani, con colate artiche alternate a forti rimonti sub-tropicali, che soprattutto tra Penisola Iberica, Francia e Italia nord-occidentale, hanno spesso determinato eccessi termici ripetuti e frequenti, come mai nel passato recente (ultimo secolo). Si fanno molte ipotesi sul perché di questa situazione, sulla base dei tuoi studi e conoscenze, puoi fornirci una tua interpretazione?
A.P. – Qui il discorso si fa più complesso e si potrebbe interpretare attraverso un “trend climatico” che si propone come “riscaldamento globale”. Gli stessi irregolari scambi termici, alternanza di profondi “cavi d’onda” e “pronunciati promontori”, sono il sintomo di “importanti” variazioni climatiche. Variazioni attualmente sotto stretta osservazione e che vedrebbero una ripartizione termica del tutto “disordinata”: Inghilterra , Francia, Penisola Iberica e parte della Germania (teoricamente), ivi compresa una sezione del Mediterraneo centro occidentale, sotto una tendenza termica tendente al ribasso; mentre l’Europa nord orientale soggetta a maggiori divergenze positive. Rimarrebbe quindi una sempre crescente influenza da parte di strutture dinamiche altropressorie e una graduale perdita di “interazione” da parte della depressione d’Islanda. Escludo attualmente la “teorica” modifica circa il corso della Corrente del Golfo. Le attuali modifiche climatiche hanno ben altra origine e decine di altre “concause”.
Ringraziamo Antonio Pallucca per questa intervista e per i suoi sempre interessanti “punti di vista”, e augurando a lui e ai lettori una serena Pasqua, diamo appuntamento ad un prossimo editoriale.