Noi europei ricorderemo a lungo il 2003, l’anno della “lunga estate calda”. Tuttavia il resoconto annuale pubblicato dal National Climatic Data Center, mette in evidenza fenomeni che parrebbero in controtendenza rispetto al global warming.
Cominciamo questa analisi partendo dalle temperature, che sono state globalmente elevate e che confermano il trend iniziato 25/30 anni fa. A questo ritmo di crescita, si ritiene che la temperatura media del globo possa aumentare di circa 2°C in un secolo.
Secondo le rilevazioni delle stazioni al suolo, il 2003 risulta il secondo anno più caldo, preceduto solo dal 1998, di una serie che inizia nel 1880, con un’anomalia positiva di +0.56°C.
Leggermente differenti i dati che provengono dalle rilevazioni satellitari, che collocano il 2003 “soltanto” al terzo posto di una serie che inizia nel 1979. Le rilevazioni satellitari, concordano nell’individuare il fenomeno del global warming, tuttavia il trend al riscaldamento risulta meno preoccupante rispetto a quanto individuato dalle rilevazioni terrestri.
Alaska, Stati Uniti occidentali, Europa, Asia settentrionale ed orientale, sono le regioni della terra in cui le anomalie termiche del 2003 sono state più pesanti, da 2 a 5°C superiori alla norma del periodo base 1961/90. In controtendenza il Medio Oriente, gli “States” orientali e alcune zone costiere dell’Australia, con anomalie negative di 1-3°C.
In Europa l’evento più significativo dell’anno è quello del lungo caldo estivo, con nuovi records termici pluri-secolari occorsi in tutta l’Europa centro-occidentale. Particolarmente colpiti da questa onda calda, la Francia, la Gran Bretagna meridionale, la Germania, la Svizzera, senza dimenticare la Spagna e l’Italia, nazioni comunque più abituate a periodi di caldo molto intenso in estate.
In parziale controtendenza rispetto al trend annuale, la stagione invernale dell’emisfero boreale è stata piuttosto fredda nel Nord America orientale, in Europa e nell’Asia meridionale.
In particolare è risultata molto estesa la copertura nevosa dell’emisfero boreale tra il dicembre 2002 e il febbraio 2003, addirittura la seconda più estesa a partire dal 1967, grazie soprattuto al contributo di Europa orientale, Asia e Nord America orientale, mentre al contrario negli USA occidentali l’inverno è stato siccitoso. L’anomalia positiva della copertura nevosa è proseguita anche in primavera, seppur in maniera meno pronunciata.
Il 2003 è stato anche l’anno di siccità prolungate in diverse zone della terra. Europa, USA centro-occidentali, Asia sud-orientale, alcune zone dell’Africa come lo Zimbabwe, Australia orientale, sono tra le regioni che maggiormente hanno sofferto di condizioni siccitose. Al contrario, le precipitazioni sono risultate molto abbondanti nell’Asia sud-occidentale.
Un dato preoccupante riguarda l’estensione dei ghiacci artici alla fine della stagione estiva, mai così limitata come nel 2003 a partire dal 1978. Una minore estensione dei ghiacci artici, non solo è un effetto del riscaldamento globale, ma a sua volta può essere causa essa stessa di un ulteriore riscaldamento, diminuendo il potere riflettente della superficie terrestre. Questo è probabilmente il dato più preoccupante che ci offre l’analisi del dei dati climatici del 2003, che come abbiamo visto per altri versi, ha messo in evidenza anche qualche dato in controtendenza rispetto agli ultimi decenni.
Per approfondimenti:
https://www.ncdc.noaa.gov/oa/ncdc.html