Il suo nome, chiamatelo come più vi piace, era Tony!
Una notte di gennaio, l’appena adolescente ragazzo, avvertì e subodorò l’imminente palcoscenico bianco e non riuscendo a dormire, pur rigirandosi tra le fredde e pesanti coperte, aspettava solo il momento che tutti si addormentassero per raggiungere, in piena solitudine, quel traguardo, così intimo, che solo lui poteva percepire e capire.
La casa era buia, suo padre suo padre dormiva russando, quando decise che era il momento giusto per raggiungere l’infinito.
Si alzò, quatto quatto, quasi senza respirare, si avvicinò alla finestra che dava sul giardino. Fece molta attenzione nel provocare quei rumori che potessero insospettire i suoi genitori, ma impavido e come un ladro di sogni, aprì quella porta e si trovò a colloquiare con quell’ulivo già carico di neve.
Tony aveva indosso un pigiamino e null’altro, ma decise di avventurasi ben oltre, con il desiderio di addormentarsi tra quei rami, come spettatore assoluto, sino ad essere completamente coperto dai quei gelidi fiocchi che sembravano piumini di una coperta fantastica. Passarono diversi minuti, forse qualche ora, quando, Tony perse conoscenza e quasi congelato, ma con gli occhi ben vividi e fissi nel cielo, rimase appeso tra i rami dell’ulivo sino al sorgere dell’alba.
Da quel momento Tony e per diversi anni, rimase appeso tra quei rami, sognando di vivere tra il cielo e la terra.
Erano le 5 del mattino, quando sua madre, non trovandolo più nel piccolo letto, si preoccupò e conoscendo la sua diversità si precipitò a cercare, quel piccolo corpo, che lei stessa conosceva bene.
Tony era quasi congelato, ma assolutamente felice, felice per essere stato in grado di parlare con il cielo.
Tony si beccò una mezza polmonite, ma non poteva essere più felice per aver partecipato a quel canto di bianche e silenti voci.
Che fine ha fatto Tony?