L’osservazione sistematica delle precipitazioni nevose ebbe inizio, in Italia, nel primo decennio del XX secolo, presso l’Ufficio Idrografico del Magistrato alle Acque di Venezia.
I primi rilievi della neve si ebbero quindi nella regione alpina orientale, solo nel 1912, le osservazioni vennero estese al bacino del Po e dal 1917, gradualmente a tutto il territorio nazionale; i dati sono raccolti, negli «Annali Idrologici » dei vari compartimenti.
Il Servizio Idrografico, dopo più di 50 anni di funzionamento, era in possesso di una notevole quantità di osservazioni nivometriche, in parte riportate negli «Annali» ed in parte reperibili presso gli archivi degli uffici idrografici, era quindi possibile procedere ad una elaborazione dei dati, al fine di approfondire nei suoi vari aspetti climatologici la conoscenza del fenomeno nevoso in Italia, basato su vari parametri, il più interessante dei quali era senza dubbio la distribuzione territoriale della precipitazione nevosa media annua.
Come periodo di riferimento venne scelto il quarantennio 1921-1960, in quanto corrispondente a comuni periodi di registrazione di altri parametri; il periodo si ritenne abbastanza lungo per una corretta determinazione di valori medi.
Non tutte le stazioni di rilevamento disponevano, in realtà, di tutta la serie quarantennale, tuttavia elevato era il numero di quelle con almeno 30 anni di osservazione, anche se erano concentrate prevalentemente nel Nord Est.
Il 68,9% delle stazioni, erano ubicate a quote inferiori a 750 m, un sufficiente numero sino a quota di 2000 m, poi, per quote maggiori solo 15 stazioni, di cui 14 sulle Alpi ed 1 sull’Appennino.
Si è quindi proceduto ad elaborare la carta sulla base della cartografia, in scala 1:1.000.000, già in precedenza utilizzata per la rappresentazione cartografica delle precipitazioni e della temperatura. Essa era, infatti, particolarmente adatta alla costruzione di carte climatiche, sia perché la sua scala permetteva un’illustrazione sufficientemente particolareggiata di questi fenomeni, sia perché in essa era riportato, mediante curve di livello ed opportuni tratteggi, l’andamento orografico del territorio, utile per il tracciamento delle isolinee e per l’esame complessivo del fenomeno rappresentato.
Nella costruzione della carta furono presi in considerazione, quali punti di riferimento, le stazioni di rilevamento con almeno 20 anni di osservazioni, corrispondenti al 91,5% del totale, vennero così tracciate le curve di livello di 5, 10, 20, 30, 40, 50, 75, 100, 200, 300, 400, 500 e 600 cm, inoltre in alcune zone montane furono aggiunte a tratteggio le curve di 150 e 250 cm.
Nell’elaborazione, si fece particolare attenzione all’andamento orografico cercando di rispettare l’aderenza dei valori della neve al gradiente altimetrico, tuttavia, data la scarsità di stazioni ad alta quota, tale correlazione è da ritenersi valida solo fino a 2700 m per le Alpi e a 2000 m per l’Appennino.
Per facilitare l’esame della carta, gli intervalli vennero differenziati con diverse colorazioni e tonalità di colore, dal giallo al verde all’azzurro per fasce di nevosità crescenti.
Fonte di informazioni:
Tomaso Gazzolo
“Le precipitazioni nevose in Italia”