I SEGRETI DELLO STRATWARMING – Già da diversi anni abbiamo iniziato a prendere confidenza con il termine Stratwarming, che indica un forte riscaldamento di temperatura nella Stratosfera, ovvero all’interno del secondo dei cinque strati in cui è convenzionalmente suddivisa l’atmosfera. Al di sotto della Stratosfera c’è solo la Troposfera, quella dove avvengono i fenomeni meteorologici. Episodi di repentini riscaldamenti della Stratosfera avvengono in inverno e con maggiore frequenza nell’Emisfero Settentrionale sulle regioni polari, ma non è del tutto chiaro il meccanismo che dà origine a questi improvvisi riscaldamenti: alcune ipotesi legano queste anomale scaldate ad effetti legati all’attività solare o all’influenze delle onde planetarie. Tale rialzo termico avviene quando gli anticicloni siberiano o delle Aleutine o canadese si innalzano di latitudine fino ad infiltrarsi, con un vero e proprio “forcing”, verso il Polo Nord. L’ultimo grande episodio di stratwarming di tipo major (fino a 60°C di anomalia nell’alta stratosfera, dai 10 hPa in su) si è verificato nel dicembre del 2009, ma in quell’inverno le maggiori ondate di gelo scatenate a seguito del riscaldamento stratosferico interessarono perlopiù le zone centro-settentrionali ed occidentali dell’Europa (anzitutto il Regno Unito), lasciando invece l’Italia un po’ ai margini.
LE CONSEGUENZE – Se le cause precise sono ancora oggetto di studi, gli effetti di questi riscaldamenti della Stratosfera risultano invece più comprensibili, almeno nelle linee guida: è giusto premettere che solo gli episodi di riscaldamento notevole (quelli che vanno a generare una zona di Alta Pressione al posto del Vortice Polare Stratosferico) sono in grado d’incidere e propagarsi nell’arco di alcuni giorni nei piani più bassi penetrando così nella Troposfera, andando così a destabilizzare la forza e la compattezza del Vortice Polare nei piani più bassi dell’atmosfera. Il trasferimento di quest’aria calda indebolisce il Vortice Polare e genera zone anticicloniche laddove lo stratwarming si manifesta con maggiore enfasi. Quando si verifica questa propagazione dell’aria calda dall’alto verso il basso, l’aria più fredda che compone il Vortice Polare a livello troposferico tende a spostarsi verso latitudini più basse. In qualche caso, si può persino verificare la suddivisione del Vortice Polare in due distinte masse gelide, che vagano allontanandosi dalla loro sede naturale per scendere più in basso. In queste situazioni i nuclei gelidi possono così improvvisamente portarsi alle medie latitudini: alcune celebri ondate gelide del passato (come quelle del 1963, del 1985 e del 1991) sono giunte proprio in seguito a forti episodi di riscaldamento in stratosfera.
MAJOR MIDWINTER WARMING IN ARRIVO? – Il discorso sullo stratwarming è affrontato ovviamente in questa sede, perché siamo in una fase di probabile intenso riscaldamento in Stratosfera (all’altezza geopotenziale di 10 hPa, circa 28-30 km di quota), che le proiezioni indicano per i prossimi 7-10 giorni. Il picco di riscaldamento dovrebbe avvenire entro una decina di giorni e solo in seguito si potrebbero avere i maggiori effetti riguardo la sua propagazione a livello della Troposfera. E’ ancora presto per dirlo, ma ci si potrebbe avviare verso un possibile “Major midwinter (episodio di metà inverno) Stratwarming”, un riscaldamento fortemente anomalo e repentino che non avviene tutti gli anni. La caratteristica tipica dei “Major Statwarming” è che si avrebbe un’inversione totale dei venti alle medio – alte latitudini, con un moto da est verso ovest di queste figure principali in particolare con la potenziale retrogressione della Depressione Siberiana sull’Europa. Ad ogni modo, il quadro meteorologico è tutt’altro che scontato: prima di poter parlare di Stratwarming, con effettive conseguenze fino alla Troposfera, ne deve passare di acqua sotto i ponti. Ancor di più naturalmente riguardo un eventuale coinvolgimento del Mediterraneo da parte delle ripercussioni gelide messe in moto da tutto il meccanismo.