Uno dei campi di ricerca più interessanti della climatologia è senza dubbio quello della ricostruzione del clima del passato.
Le prime misurazioni strumentali, che oggi permettono di conoscere lo stato del clima con estrema precisione, sono iniziate sporadicamente solo dall’inizio del XVIII secolo. Naturalmente per molto tempo esse non sono state precise e vengono valutate e calibrate con molta attenzione dai climatologi.
Per quanto riguarda il clima precedente a questi anni, è evidente che per la ricostruzione è necessario ricorrere ad altri strumenti, in questo caso indiretti.
Queste fonti sono molteplici, come ad esempio i diari o almanacchi antichi, le ricostruzioni termiche tratte dagli anelli degli alberi o dalle carote di ghiacci.
Vorrei sottoporvi un esempio di queste fonti, forse una delle più originali.
Molto spesso, in varie località europee, viene annotata la data di inizio della vendemmia.
Per molti luoghi, conosciamo la data di inizio vendemmia addirittura dal 1300.
Si è scoperto che questa data è strettamente correlata all’andamento della temperatura dei mesi compresi fra aprile ed agosto. In realtà anche le precipitazioni piovose svolgono un ruolo importante, ma è anche vero che nei mesi caldi la temperatura e le precipitazioni vanno a braccetto: maggiori sono le piogge o i temporali, minori sono le temperature medie.
Nel cuore della Francia, in Borgogna, si vendemmia fin dal medio evo il Pinot Noir.
Possediamo la registrazione della data di inizio vendemmia di questo vino fin dal 1370.
Usando come media climatica il periodo 1960-1989, Isabelle Chuine del CEFE-CNRS francese, ha pubblicato presso il World Data Center for Paleoclimatology i risultati della ricostruzione termica dei mesi di aprile, maggio, giugno, luglio ed agosto per la regione della Borgogna dal 1370 al 2003.
Ovviamente ci sono limiti vistosi nella ricostruzione, ma essa riporta discretamente le varie fasi climatiche che si sono presentate nel tempo per quella regione.
Nel grafico allegato, viene ben evidenziata l’aspra fase fredda culminata nel cuore della piccola era glaciale, il XVIII secolo, proseguita poi nella prima parte del XIX secolo, in cui si registrano le disastrose estati del 1815 e 1816, ricordate ancora oggi come un flagello terribile che ha portato a gravi carestie alimentari.
Sorprende nel grafico il prolungamento del periodo fresco o freddo per gran parte del XX secolo, che a livello mondiale dimostra invece un deciso riscaldamento, mentre viene confermato il caldissimo periodo estivo che si è avuto alla fine del XIV secolo, quello che ha preceduto l’inizio della piccola era glaciale.
Occorre a questo punto chiarire che il grafico, per motivi di leggibilità, mostra non la temperatura dei singoli anni, ma la media termica calcolata su 10 anni.
A tal proposito potete osservare l’incremento termico subito nell’ultimo decennio preso in considerazione dal grafico. In realtà le ultime dieci estati in Francia si sono presentate appena oltre la media termica climatica. Il vistoso incremento è dovuto unicamente alla epocale estate del 2003, che dalla presente ricostruzione è risultate essere di gran lunga la più calda fra le oltre 630 prese in esame.
Un altro indicatore che conferma l’eccezionalità dell’estate che noi tutti ricordiamo.