MARTE HA LA SUA NEVE – Non finisce di sorprendere mai il Pianeta Rosso: ora è giunta la notizia dei fiocchi di neve su Marte, osservati tramite l’ausilio della sonda MRO (Mars Reconaissance Orbiter). La composizione di questa neve non è di origine acquosa come avviene sulla Terra, ma è la conseguenza del congelamento dell’anidride carbonica che cade così allo stadio solido sotto forma di veri fiocchi: la solidificazione della CO2, nota con il nome di ghiaccio secco, avviene solo a temperature di almeno 125 gradi Celsius sottozero. Dalle nostre parti, sulla Terra, il ghiaccio secco è utilizzato nella conservazione dei cibi o per creare effetti scenografici in molti spettacoli. Invece su Marte, il ghiaccio secco (anidride carbonica allo stato solido), crea vere e proprie nevicate, come mai era stato osservato prima nel Sistema Solare.
NUVOLA D’ANIDRIDE CARBONICA – In un articolo pubblicato su Journal of Geophysical Research, gli esperti NASA descrivono una nuvola di anidride carbonica congelata, osservata nel 2006/7 nei pressi del polo sud del Pianeta Rosso, durante la stagione invernale. I dati ricavati dal Mars Climate Sounder, uno dei sei strumenti di MRO, hanno fornito informazioni su temperature, grandezza e concentrazione delle particelle presenti nella nube. Dalle osservazioni è emersa la presenza di una nuvola di anidride carbonica allo stato solido, persistente e del diametro di circa 500 km sul polo, più altre nuvole più piccole a latitudini tra i 70 e gli 80 gradi sud. Secondo gli autori dello studio, non c’è dubbio sul fatto che si tratti di anidride carbonica, con fiocchi abbastanza grandi da riuscire a cadere causando precipitazioni e l’accumulo di neve sulla superficie.
NEVE DI MARTE SOLO NEL POLO SUD – L’anidride carbonica congela e solidifica solo a temperature inferiori ai -125°C. Il polo sud è l’unica zona di Marte dove la coltre di ghiaccio formata da CO2 congelata si trova per tutto l’anno marziano. Questi depositi erano già noti da tempo, ma ci si chiedeva sempre se derivavano da vere e proprie precipitazioni atmosferiche, o dal congelamento diretto della stessa anidride carbonica già presente sulla superficie. Questo studio dimostra che almeno sulla sommità della calotta polare le precipitazioni risultano essere la fonte più importante dei depositi di ghiaccio.