Situazione Una cellula di alta pressione centrata sul Mar Nero (1025 hPa) estende la sua influenza alle regioni italiane. Il campo a debole gradiente è supportato in quota dalla generale ripresa del geopotenziale sull’area mediterranea.
Sull’Italia, specie al nord, sono ancora presenti deboli anse cicloniche, ma le ondulazioni si stanno facendo via via meno marcate e la corrente subtropicale sta allontanando definitivamente le ultime sacche fresche (0 °C ad 850 hPa) ancora presenti sulle regioni settentrionali.
Se l’Europa mediterranea gode di un clima relativamente mite e stabile, la fascia oceanica del nostro continente risente invece degli effetti di un profondo vortice posizionato al largo di Terranova, che invia i suoi contributi perturbati alle isole britanniche, Mare del Nord e coste baltiche meridionali.
Più ad est, infine, insiste l’azione molto fredda legata al vortice polare: una blanda circolazione depressionaria al suolo seguita infatti a richiamare aria gelida su parte della Scandinavia e su Russia settentrionale. Qui le temperature in quota non accennano a salire e, ad 850 hPa, si mantengono diffusamente sotto i -10 / -15 °C. Anche stamani molte sono le località di quest’area con minime inferiori ai -20 °C.
Evoluzione a 72 ore Il quadro presentato stamani denota una sostanziale conferma del trend intrapreso ad inizio settimana: i prossimi tre giorni vedranno infatti un deciso aumento di pressione sull’area mediterranea, accompagnato da un buon rialzo termico in quota.
L’onda subtropicale guadagnerà terreno progressivamente verso il centro Europa e le isole britanniche, cosicché giovedì 17 tutta la fascia centro-occidentale del vecchio continente si troverà sotto la protezione della campana anticiclonica.
La regione scandinava e la Russia continueranno invece a subire le conseguenze di un flusso d’aria gelida, in nuova intensificazione a causa del rinforzo dell’anticiclone delle regioni polari.
Tendenza a 72-168 ore Da venerdì 18 la struttura subtropicale inizierà una progressiva spinta verso nord, sino a congiungersi con l’alta delle regioni artiche. Ad ovest si isolerà un centro di bassa pressione che per molti giorni stazionerà in Atlantico.
Lungo l’est europeo vi sarà invece la progressiva discesa del polo freddo, quale risposta alla spinta dinamica sui meridiani centro-occidentali del nostro continente. La lingua gelida attraverserà le repubbliche baltiche, la Bielorussia, la Moldova, e l’Ucraina, gettandosi infine sulle coste del Mar Nero; le temperature in quota si porteranno a valori generalmente compresi fra -10 e -20 °C, con punte di -25 °C sulla Russia artica.
La situazione di blocco dinamico si manterrà inalterata nei giorni di sabato e domenica, anche se dobbiamo rilevare una lieve flessione dei geopotenziali lungo il bordo orientale della struttura: le regioni adriatiche e meridionali italiane potrebbero così essere esposte a qualche infiltrazione di aria instabile durante il weekend, con una lieve flessione (1-2 °C) delle temperature in quota.
Tuttavia, da lunedì 21 le insidie legate alla circolazione fredda andranno attenuandosi: l’esaurimento della spinta dinamica e lo spostamento verso est dell’intero complesso barico, favorirà sull’Italia la prosecuzione del clima mite, anche se la vasta depressione presente in Atlantico potrebbe inviare lievi infiltrazioni umide sulle regioni del nord, con la possibilità, tutta da confermare, di qualche debole precipitazione.
Riflessioni di lungo termine e conclusioni Da martedì 22, pur in presenza di un campo di pressione relativamente elevato, potrebbero farsi sentire maggiormente gli apporti umidi atlantici. In un evoluzione che presenta ancora molte incertezze, nei giorni successivi vi è la possibilità di uno strappo più serio alla matrice anticiclonica subtropicale, con l’intrusione, giovedì 24, di un cavo d’onda sul Mediterraneo centro-occidentale.
La tendenza che si legge nelle larghe maglie del lungo termine è per un tipo di tempo incerto, con l’assenza di una vera figura dominante sull’Europa mediterranea ed atlantica. Tuttavia si rileva come, progressivamente, i flussi freddi vadano ritirandosi alle latitudini settentrionali, consentendo la penetrazione di una circolazione più temperata anche in quelle zone oggi interessate dal grande gelo.
Insomma, dopo l’ultimo pesante acuto invernale, irrilevante per le nostre regioni, ma davvero interessante per i paesi nordici e dell’ex Unione Sovietica, si potrebbe passare ad un regime di transizione, in cui le miti correnti delle basse latitudini inizieranno a prendere il sopravvento sui freddi venti invernali, senza ovviamente escludere la possibilità di un ritorno a brevi e locali fasi rigide.