La stagionale invernale è ormai al capolinea ma ha avuto modo di farsi sentire, dopo un inizio decisamente anonimo. I risvolti più importanti del mutamento della circolazione barica nella seconda parte dell’inverno hanno riguardato nello specifico l’Europa e l’Asia, per la notevole performance dell’anticiclone russo-siberiano che ha sfruttato la tregua temporaneamente concessa da un Vortice Polare sempre molto vivo. Ora tutto sembra tornato come prima, ma la terza decade di gennaio e le prime due decadi di febbraio hanno davvero cambiato l’andamento dell’intera stagione su quasi tutto l’Emisfero Settentrionale.
Si è avuto un periodo quindi non solo freddo, ma anche molto più nevoso: valutando la superficie innevata media dell’intero nostro Emisfero, fino a metà gennaio la situazione generale era al di sotto della norma, mentre poi il livello di superficie ricoperta di neve aumentata superando così i valori climatologici del periodo. Il raffronto è fatto con la media degli ultimi 17 anni, ovvero dal 1995 ad oggi: possiamo notare quindi, come rispetto agli inverni dell’epoca recente di riscaldamento globale, l’inverno che si sta per chiudere possiamo considerarlo positivo. Un dato incoraggiante e di continuità, se si considera che lo scorso inverno è stato il terzo in assoluto più nevoso nell’Emisfero Settentrionale, dietro alle stagioni 1977/78 e 2009/2010.
STATI UNITI, per una volta l’eccezione In generale, sul Continente Nord-Americano l’inverno (al contrario di quello dello scorso anno) non ha riservato particolari emozioni e non si sono avute ondate di freddo frequenti e nemmeno d’intensità storica. Basti pensare che nel mese di gennaio la temperatura media degli Stati Uniti, se escludiamo le Hawaii e l’Alaska, è stata di ben 5.5 gradi al di sopra della norma. Il trimestre invernale si collocherà fra i più caldi, anche se in Alaska la stagione è stata molto fredda e nevosa. A proposito dell’innevamento, proprio gli Stati Uniti appaiono come la parte dell’Emisfero Settentrionale meno coinvolta, considerando che su ben 48 stati (sul totale di 50) la superficie innevata è rimasta sotto la norma. A fare la differenza sono quindi state le restanti zone del Nord Emisfero, in particolare Europa ed Asia.