Non è certo facile trovare gli aspetti positivi dell’evoluzione meteo che ci attende da qui ai prossimi 7-10 giorni: ogni manovra invernale, annunciata da qualche “corsa modellistica”, è stata puntualmente smentita, ma d’altronde lo avevamo detto a chiare lettere che si trattava di ipotesi isolate e quindi scarsamente probabili. Per ora bisogna mettersi il cuore in pace in quanto, salvo clamorose sorprese, prima della terza decade di dicembre non si avranno raffreddamenti pesanti e le temperature resteranno prevalentemente sopra la norma. Colpa (o merito, per chi “ripudia” il freddo) di un Vortice Polare sempre troppo in palla, con le profonde depressioni nordiche in successione che non lasceranno spazio a masse d’aria fredde artiche di riversarsi fino alle nostre latitudini.
Ci sarà anche spazio per una nuova rimonta anticiclonica verso il Mediterraneo Centrale, in coincidenza della festività dell’Immacolata. Normale che si possano avere tali distensioni dell’alta pressione atlantica, favorite proprio dall’attività incessante delle profonde depressioni nord-atlantiche. Diversamente da quanto accaduto nel mese di novembre, il ruolo dell’anticiclone dovrebbe risultare tutto sommato marginale ed anche la protezione verso l’Italia risulterà non solo piuttosto blanda, ma anzi dovrebbe sfilacciarsi molto rapidamente.
Gli impulsi atlantici, pur legati a masse d’aria relativamente mite, dovrebbero pertanto riuscire a sfondare almeno in parte verso l’Italia. Al momento non sembrano configurarsi evoluzioni perturbate cicloniche, ma la coda degli ammassi perturbati potrebbe portare alcune ripercussioni, almeno dal 12 dicembre, sulle regioni settentrionali e sull’Arco Alpino. La neve cadrà solo a quote medio-alte, ma questa rappresenterebbe già una buona notizia rispetto al nulla anticiclonico che ha lungamente caratterizzato il meteo delle ultime settimane. Inoltre, gli inserimenti perturbati sul Nord, pur modesti, potrebbero consentire di limitare nuove impennate dei livelli d’inquinamento sulle maggiori aree urbane della Val Padana.
In presenza di un inizio inverno così latitante, ci si deve accontentare delle prossime pur limitate ingerenze perturbate. Purtroppo il serbatoio d’aria artica resterà ancorato alle alte latitudini ed anzi risalirà di nuovo verso nord, rispetto allo scenario attuale che ha visto il primo discreto raffreddamento sul cuore del Vecchio Continente. Cosa si può dire? Dopo la tardiva estate, che si è prolungata fino all’inizio d’ottobre, ora ci troviamo dinanzi ad una tardiva fase autunnale, sperando che l’inverno possa poi aver modo di fare sul serio a gennaio, se non già negli ultimi giorni di quest’anno.