Siamo di fronte ad uno dei primi attacchi autunnali nel vero senso della parola e si è dovuto attendere addirittura il superamento di metà ottobre. Il passaggio del fronte perturbato sull’Italia è seguito da un corposo afflusso d’aria fredda, che si delinea chiaramente attraverso quella scia di nubi fratte ed irregolari in allungamento dal Mar di Norvegia verso la Francia e parte del Centro Europa. Si tratta d’aria d’estrazione artica che si è in parte addossata all’Arco Alpino, senza più di riuscire tanto a valicarlo se non attraverso la Porta della Bora. Questa dinamica fredda avrà un ruolo alquanto significativo nel meteo dei prossimi giorni, in quanto tenderà ad affluire con maggiore decisione verso il Mediterraneo nonostante l’affermazione di una cella anticiclonica proprio sull’Europa Centrale.
Gli impulsi freddi in quota manterranno attiva una fase di aperta convalescenza, che riguarderà più da vicino i mari centro-meridionali italiani ove l’instabilità risulterà più attiva. Per il momento le regioni del Sud sono ancora in attesa dell’ingresso del ramo principale della perturbazione, che probabilmente risulterà in parte meno attivo rispetto alla forza che ha manifestato su parte delle regioni centrali e sul Triveneto. La lentezza dell’evoluzione del fronte è stata d’aiuto per esaltare i fenomeni, che hanno assunto in qualche caso carattere di autorigenerazione per il contrasto fra i richiami umidi mediterranei e l’aria più fredda incombente alle quote superiori.
Solo in quota sulle zone alpine si è fatto per il momento sentire l’ingresso freddo, che ha fruttato anche importanti nevicate, specie sulle aree di confine centro-orientali. Sui versanti esteri la neve è caduta fino a quote di bassa collina, ma non è poi andata così diversamente sui nostri settori friulani: Tarvisio è stata ricoperta di bianco, mentre su Trieste la temperatura è precipitata su valori invernali (appena 6 gradi sopra lo zero) mentre era in corso il prolungato temporale con fortissimo vento di Bora (toccate raffiche fino a 140 km/h). Sulla fascia pedemontana del Friuli non interessata direttamente dal raffreddamento le piogge sono state molto abbondanti, tanto che su Musi, in provincia di Udine, sono addirittura caduti la bellezza di 200 millimetri di pioggia. A seguire, nella classifica pluviometrica, c’è Monfalcone con ben 111 mm.