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Il respiro del deserto sul Marocco si chiama Chergui

di Giovanni Staiano
18 Gen 2004 - 15:13
in Senza categoria
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Situazione al suolo del 2 agosto 2003. Un'onda di calore giunge dall'Africa sulla Penisola Iberica, si estenderà successivamente a gran parte dell'Europa ove stazionerà a lungo.
Il chergui, o sharqi (dall’arabo sharq = est) è un vento da est/sudest tipico del Marocco, specialmente del nord del paese, frequente soprattutto in luglio e agosto. E’ persistente, molto secco e polveroso, caldo in estate, freddo in inverno.

In estate, il chergui può portare alla paralisi della normale vita quotidiana nel paese. Il caldo estremamente secco rende infatti le condizioni di vita molto disagevoli e la polvere penetra ovunque. A est dell’Atlante le raffiche violente trasformano la parte sahariana del paese in un mare increspato con onde di sabbia e la temperatura sale ben oltre i 40°C per giorni e giorni.

Il chergui da est in Marocco può essere considerato quasi una variante, con un altro nome, dello scirocco nel Mediterraneo e nel Nord Africa. Entrambi questi venti locali sono più forti in quel periodo dell’anno corrispondente ai 40-50 giorni susseguenti al solstizio d’estate, periodo noto come Smam (o Simoom in altre parti dell’Africa). Tuttavia, da un punto di vista sinottico, l’equivalenza tra chergui e scirocco è solo parzialmente una verità. Lo scirocco infatti, insieme ai suoi cugini chili, ghibli, khamsin è un vento più o meno meridionale. Mentre la famiglia dello scirocco è sempre collegata a una bassa pressione sul Mar Mediterraneo, il chergui è innescato dal rafforzamento degli alisei di nordest in luglio, con l’intervento determinante dell’interazione del vento con le montagne dell’Atlante.

Tutto inizia con un’alta pressione sul Mediterraneo e una relativa bassa pressione termica sul Sahara, a meridione della suddetta “alta”, con isobare più o meno parallele alla costa. I risultanti forti venti da est/nordest urtano contro la barriera formata dalle montagne dell’Atlante. Quando la massa d’aria attraversa il crinale, tra 3000 e 4000 metri, perde il suo già ridotto contenuto di umidità e la direzione del vento viene deviata verso destra, diventando così il vento tra orientale e sud-orientale. Le temperature sul Marocco occidentale salgono bruscamente di 10°C o anche più.

Sottovento all’Atlante, sull’Atlantico a ovest del Marocco settentrionale e del Portogallo meridionale, il flusso d’aria accelerato dà origine a una debole depressione orografica, che si muove verso est, coprendo la breve distanza verso la Penisola Iberica , dove si colma ed infine si dissolve. Tuttavia, il fronte freddo ad essa associato porta un relativo sollievo al Marocco nord-occidentale.

Il chergui può avere importanti influenze anche sul tempo in Italia. Ricordate la goccia fredda che stemperò i bollori dell’estate 2003 l’ultimo giorno di luglio? Dopo quell’evento molti previsori, quasi tutti in verità, previdero il ritorno del caldo, ma più attenuato, ipotizzando la matrice oceanica dell’alta pressione che sarebbe tornata sull’Italia. L’evento Chergui dell’1 e 2 agosto 2003 provocò però il formarsi di una depressione al largo del Portogallo meridionale, con conseguente isolamento della parte europea dell'”alta” da quella più fresca oceanica e risalita d’aria calda, a partire dall’Algarve e dall’Andalusia, alla conquista dell’Europa. A sua volta il rinforzo dell’alta pressione europea rimise in moto il meccanismo all’origine del Chergui, che infatti, dopo una pausa relativa verso il 4-5 agosto, riprese vigore dal 7 agosto. Il risultato fu un lungo periodo di caldo intenso non solo in Italia ma in tutta l’Europa, soprattutto quella centro-occidentale.

Questo è infatti quanto scrivevo sul Meteogiornale l’8 agosto 2003 commentando il tempo che aveva fatto in settimana:
Dalla Spagna e dal Portogallo, già nello scorso fine settimana (il 2 agosto era un sabato – n.d.r.) è partita questa nuova ondata di calore, inizialmente sottovalutata in quanto si pensava che la matrice azzorriana dell’anticiclone riuscisse ad avere il sopravvento. Per l’ennesima volta invece il protagonista “storico” delle estati mediterranee ha fatto il difficile, rimanendo in oceano, e si è formata un’alta pressione “europea” con i massimi nel cuore del continente, ma un vizio di origine africano, stante la continua presenza di una depressione al largo delle coste portoghesi che favorisce il pompaggio di aria caldissima che dal Marocco parte alla conquista del continente.

Per gentile concessione di www.weatheronline.co.uk

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