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Ciclo ENSO, vere e proprie bombe ad orologeria: la necessità di pianificare per limitare i danni

di Mauro Meloni
01 Ago 2011 - 18:24
in Senza categoria
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Immagine terribile dell'alluvione lampo dello scorso 10 gennaio a Toowoomba, in Queensland. Fonte www.abc.net.au
El Niño e La Niña, due facce della stessa medaglia che si scambiano ciclicamente i ruoli sul’Oceano Pacifico: L’Enso, che racchiude le due manifestazioni, deve la sua ciclicità all’interazione fra oceano e atmosfera. La fase di El-Niño s’instaura a causa del surriscaldamento delle acque superficiali oceaniche del Pacifico orientale che, attraverso l’aumentata convezione, modificano a loro volta la circolazione equatoriale dei venti e con essa la distribuzione delle precipitazioni, regolando l’alternanza di periodi di siccità e di maggiore piovosità lungo tutto il Pacifico Equatoriale.

Per definizione si è in presenza di El-Niño quando la superficie della parte centrale dell’Oceano Pacifico manifesta un incremento della temperatura di almeno 0.5°C per un periodo di almeno 5 mesi. Quando invece la temperatura è inferiore alla media stagionale di almeno 0.5°C si è in presenza della fase opposta detta Niña. Si tratta di oscillazioni periodiche, non perfettamente regolari, con periodo variabile dai due ai sette anni e intensità anch’essa che varia da evento ad evento. L’intensità massima di oscillazione di temperatura in genere raggiunta è dell’ordine di 3-4 gradi.

L’intensità degli eventi è proprio il punto focale, in quanto nel momento in cui le anomalie raggiungono cosiddetti livelli “strong”, l’impatto globale assume un’importanza notevole tra i Tropici e le medie latitudini: capita così che vi sono aree che possono subire eccezionali eventi alluvionali ed altre alle prese con drammatiche siccità. Siamo reduci da un periodo, a cavallo fra fine 2010 ed inizio 2011, caratterizzato da un rilevante episodio di Niña: fra le ripercussioni che si sono avute, ricordiamo le alluvioni a gennaio (a causa del maggior apporto degli Alisei) nello stato del Queensland in Australia, dove si sono stimate perdite pari a $ 5,5 miliardi, compresi devastazione del raccolto di zucchero, interruzione delle miniere di carbone e di trasporto di grano, oltre a danni estesi alle proprietà.

Gli effetti del Niño e della Niña sono di solito opposti: il peggior episodio che si sia mai avuto è quello del 1997-1998, con un forte El Niño seguito poi da un altrettanto forte evento di Niña nei due anni successivi. Negli USA le perdite del settore agricolo, dopo quello storico El Niño, erano state stimate dagli 1.5 agli 1.7 miliardi di dollari, mentre quelle con la Niña erano state comprese tra i 2.2 ed i 6.5 miliardi di dollari. In Kenya, i danni di El Niño erano stati stimati all’11 per cento del PIL. Al contrario, La Niña ha causato danni da siccità nella misura del 16 per cento del PIL nel 1998/99.

Si tratta di numeri importanti per l’Economia Mondiale, che non possono certo venir trascurati dalla Comunità Scientifica. Tali eventi si potrebbero verificare ancora una volta ed il Mondo non può restare ancora una volta impotente, come sottolineato in un rapporto del Met-Office che mira ad approfondire gli studi al fine di poter prevedere con maggiore anticipo l’intensità e la successione di questi fondamentali cicli climatici. Si potrebbero così prendere tutte quelle contromisure, da parte dei Servizi Finanziari, atte a limitare i danni di queste formidabili avversità climatiche, in base anche alle caratteristiche degli eventi del passato.

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