Sulla falsariga di quanto accaduto a gennaio, l’inverno non ha certo mostrato il suo lato migliore nel mese di febbraio, che anzi è stato il più mite dell’intero ultimo trimestre. Lo scarto delle temperature dalla norma è stato di +0,52°C, un valore che ha fatto piazzare febbraio come il 37° più caldo dal 1800 ad oggi. Ad incidere maggiormente su questo trend sopramedia è stato in particolare il Settentrione, con anomalie più pesanti sulle Alpi, dove il divario termico è stato nel complesso di 1,5-2°C rispetto ai valori tipici. Hanno invece fatto eccezione le Isole Maggiori, ove localmente i valori si sono leggermente tenuti sotto la norma.
Il caldo così accentuato sulle Alpi deriva dalle frequenti fasi anticicloniche, che hanno in particolare caratterizzato tutta la prima parte del mese. Si è trattato di alte pressioni più efficaci al Nord, che hanno generato tepore più accentuato in montagna, laddove le temperature non sono state limitate dalle inversioni termiche che si sono invece generate a quote più basse, in pianura. Il soleggiamento ha accentuato queste anomalie termiche nei valori diurni, con uno scarto delle temperature massime rispetto alla norma di ben 0,79°C.
Anticiclone è anche sinonimo di penuria di precipitazioni: in effetti la valutazione media di febbraio, compiuta sulla base dei calcoli CNR, ha visto un deficit pluviometrico del 10%. Come già accaduto a gennaio, l’andamento delle precipitazioni è stato comunque estremamente irregolare: così, mentre parte della Sicilia ha avuto ancora nuovi eventi piovosi eccezionali (in particolare nei primi giorni di febbraio), sui versanti adriatici si è avuta invece una pesante fase siccitosa, così come su gran parte del Sud Peninsulare e su una fetta del Triveneto.