Variabilità del clima
Nell’Atlantico del nord il clima è altamente variabile a causa delle variazioni nelle forze esterna e nelle instabilità interne.
Due processi importanti guidano la circolazione nella regione; verso nord il flusso d’acqua di superficie attraverso le creste fra la Scozia e l’Islanda nel mare norvegese e verso sud i riflussi più profondi attraverso le creste.
Dickson ed altri (1996) hanno collegato questa variabilità alle oscillazioni su grande scala nella massa atmosferica fra il minimo islandese e le Azzorre, la cosiddetta oscillazione dell’Atlantico del nord (NAO). Questa oscillazione è la sorgente dominante di variabilità nel comportamento atmosferico nell’Atlantico del nord e spiega il 32% della variabilità nella pressione mensile a livello del mare.
L’indice di variabilità NAO è determinato a partire dalla differenza fra pressione atmosferica misurata in Islanda ed alle Azzorre. Quando la pressione è bassa in Islanda rispetto alle Azzorre, l’indice è alto ed è basso quando questa differenza è ridotta o persino, occasionalmente, è invertita in segno.
Le oscillazioni nell’indice NAO subiscono cicli di lunga durata con differenti periodicità. L’indice era particolarmente basso durante il decennio del 1880 e gli anni 60 e particolarmente alto durante gli anni 20 e gli anni 90. Queste oscillazioni sono state collegate alle fluttuazioni nelle velocità del vento, i cambiamenti continui di temperatura al suolo, le altezze delle onde, i percorsi delle tempeste, e delle quantità di ghiaccio nel mare del Labrador.
Per esempio, durante i tardi anni 50, la miscelazione convettiva invernale nel mare di Groenlandia è diventata progressivamente più profonda. Dall’inizio degli anni 70, la profondità di miscelazione è diminuita costantemente con il risultato che non c’è stato rinnovamento di acqua sotto ai 1600m. e nessuna miscelazione sotto ai 1000 m. negli anni 90 (Dickson ed altri, 1996).
L’acqua nel mare di Groenlandia è diventata più calda e più salina dall’inizio degli anni 70.
Nel mare di Groenlandia durante gli anni 60 si è verificata un’intrusione importante di acqua dolce. Ciò è conosciuta come la grande anomalia di salinità e ci sono voluti quattordici anni per trasportarla intorno al gyre subpolare del nord dell’Atlantico, finalmente rientrando il mare norvegese attraverso la corrente atlantica norvegese nella metà degli anni 70 (Dickson ed altri, 1988).
Da allora, alte anomalie di salinità sono state segnalate nella Manica inglese e nel giro dell’acqua profonda nel mare del Labrador. Vi è evidenza che un ciclo simile degli eventi si sia presentato negli anni 20. Queste forti variazioni climatiche nelle caratteristiche delle masse d’acqua nell’Atlantico del nord sembrano essere generate da eventi ciclici piuttosto che rappresentare un cambiamento progressivo.
Una seconda grande anomalia di salinità è comparsa nella corrente ad ovest della Groenlandia nel 1982 ed è successivamente tornata attorno al gyre subpolare (Belkin ed altri, 1998). Infine di nuovo nel mare norvegese nel 1987/8, raggiungendo il mare di Barents nel 1988/9 ed il mare dell’Islanda nel 1989/90. Ci sono così voluti sei – sette anni per completare il relativo circuito del gyre subpolare.
Un’altra anomalia di salinità intorno al nordest Atlantico si è verificata durante gli anni 90 (Belkin ed altri, 1998).
Le anomalie sembrano avere origini differenti. La grande anomalia di salinità degli anni 70 è derivata da una spinta negli input d’acqua dolce e di ghiaccio dall’Artide nell’Atlantico del nord attraverso lo stretto di Fram. Ciò ha coinciso con un profondo aumento nel limite del ghiaccio sia nel mare di Groenlandia che nel mare dell’Islanda.
Le due anomalie successive formatesi localmente nella regione della baia del Labrador e di Baffin erano il prodotto di inverni estremi, completate da fuoriuscite anormalmente alte di acqua dolce dall’arcipelago canadese guidato dai venti settentrionali forti. Mentre il limite del ghiaccio nel mare del Labrador è aumentato, non ci fu aumento nella copertura del ghiaccio nel mare di Groenlandia.
Quindi, queste anomalie di salinità possono essere forzate a distanza o formate localmente nel mare del Labrador.
NOTA: scuse doverose a tutti i lettori: per un errore ho invertito la parte 4/6 con la parte 3/6. Mi auguro che l’errore non pregiudichi la comprensibilità della lettura.
Tradotto e liberamente adattato da Alessandro Mandelli per Meteogiornale.it con autorizzazione OSPAR del 28/08/02.
OSPAR Commission 2000. Quality Status Report 2000, Region I – Arctic Waters. OSPAR Commission, London. 102 + xiv pp. ISBN 0 946956 47 2